Il riciclo del vetro è una bomba nel senso che, a differenza di altri materiali, si può riciclare praticamente all’infinito. Da un chilogrammo di rifiuto di vetro si può ricavare un chilogrammo di nuovo vetro, quindi con una resa quasi del 100 per cento.
LE FASI DEL RICICLO – Prima fase, separazione. I corpi estranei come pezzi di plastica o ceramica vengono infatti separati sia meccanicamente, tramite delle tavole vibranti, che manualmente. Il vetro che rimane viene poi diviso per colore, che sia trasparente, verde o marrone. Non si tratta di un discorso di estetica, ma dipende da particolari elementi chimici presenti nel vetro stesso: per esempio ossidi di ferro, magnesio o di cromo. Essendo costituito da elementi chimici diversi, ovviamente il riciclo necessita di processi separati. In tal modo ovviamente un vetro verde diventerà altro vetro verde e un vetro marrone diventerà altro vetro marrone.
Una volta eseguita la separazione, il rifiuto, diviso per colore, viene mandato in vetreria, per essere riciclato del tutto. Qui viene macinato per ottenere tanti piccoli pezzetti di vetro, come una specie di sabbia. In effetti, quando buttiamo il vetro nel cassonetto, se anche dovesse rompersi non è un problema, perché verrà successivamente tutto tritato. Tale fase è fondamentale in quanto i pezzi più piccoli fondono più velocemente e quindi permettono di risparmiare molta più energia. Si consideri che la fusione del vetro si verifica ad alte temperature, intorno ai 1.300-1500 gradi Celsius.
Si ottengono quindi dei piccoli cilindri di materiale fuso che vengono inseriti all’interno di stampi e pressati per fargli assumere la forma della bottiglia o del barattolo prestabilita. Lo stampo viene poi aperto, il vetro viene fatto raffreddare e la nuova bottiglia è pronta.
Secondo il CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi, oltre il 75% delle bottiglie di vetro immesse sul mercato, sono fatte a partire da vetro riciclato.
I LIMITI DEL RICICLAGGIO – Tutto il vetro si può riciclare? No, purtroppo no. Al momento, sono riciclabili solamente gli oggetti di vetro come bottiglie e barattoli, essenzialmente. Questi sono identificabili con tre codici che possiamo trovare sulle confezioni: il GL70 (il vetro trasparente), il GL71 (vetro verde) e il GL72 (il vetro marrone). Vi sono poi dei vetri come ad esempio il bicchiere di cristallo, lenti degli occhiali o finestre che non sono materiali riciclabili. Ma come mai? Ebbene, al loro interno sono presenti altri elementi chimici che rendono il riciclo complicato. Nel caso del bicchiere di cristallo, al suo interno ci sarà anche una certa percentuale di piombo, che non può essere riciclata assieme alle normali bottiglie di vetro. Stesso discorso vale per molti altri oggetti.
Si specifica che non è necessario lavare ogni singolo residuo di liquido o cibo dal vetro da gettare. Gli scarti, in ogni caso, verranno comunque lavati industrialmente prima di essere riciclati. Chiaramente se in una bottiglia ci abbiamo inserito ad esempio qualcosa che potrebbe risultare complesso rimuovere (ipotizziamo una parmigiana di melanzane) in quel caso pulirla è ovvio e doveroso.
GLI UTILIZZI E VANTAGGI DEL VETRO RICICLATO – Cosa si fa con il vetro riciclato? Il vetro può essere utilizzato per creare nuove bottiglie, barattoli o in alternativa prodotti isolanti, come la lana di vetro, molto utilizzata in edilizia, che si produce a partire dagli scarti di lavorazione dell’industria del vetro. Circa il 70% della sua composizione è proprio vetro riciclato.
Ma quali sono dunque i vantaggi ottenuti dal riciclo del vetro? Dal punto di vista ambientale, riciclare il vetro permette di ottenere molti vantaggi: innanzitutto si stima che il riciclo permette di risparmiare una tonnellata di CO2 in meno circa ogni sei tonnellate di vetro riciclato. Inoltre, un report del 2018 di Assovetro ha stimato che, nel solo 2014, il riciclo ha permesso di risparmiare circa 3 milioni di tonnellate di quel materiale per produrre vetro da zero, cioè sabbia, carbonati e soda. Sempre lo stesso report prevede che, mantenendo il trend attuale, arriveremo a riciclare l’85% dei rifiuti vetrosi entro il 2030, con un risparmio annuale poco inferiore ai 2 milioni tonnellate di materiale. Dal punto di vista energetico ci costa enormemente, ma come tutto il riciclo in generale.
IL VUOTO A RENDERE – Cos’è il vuoto a rendere? Non è propriamente riciclo, ma una pratica che, per certi versi, ci si avvicina molto. Anche se poco diffusa in Italia, in altre parti del mondo, come la Germania o la Danimarca, ha sempre più importanza. Il vuoto a rendere è, come suggerisce il nome stesso, una pratica che prevede di riutilizzare le bottiglie di vetro usate. Se si acquista una bottiglia di birra fatta con vuoto a rendere, una volta che la sua funzione da contenitore cessa, non la si deve buttare, ma riportare al posto dove è stata comprata, così da ricevere una piccola somma di denaro. Si tratta a tutti gli effetti di una sorta di rimborso per aver contribuito a non disperdere rifiuti nell’ambiente. Una volta resa indietro, la bottiglia viene lavata, trattata e nuovamente riempita. In Italia, secondo il Ministero dell’ambiente, solo meno del 10% delle bottiglie di vetro sono vuoto a rendere; questo valore così basso è dato dalla mancanza di infrastrutture necessarie, sia per la raccolta delle bottiglie che per il loro trattamento. In altre nazioni europee, lo stesso meccanismo è adoperato nei confronti della plastica.
Concludendo, il vetro è un ottimo materiale di riciclo, che si presta a numerosi utilizzi, comportando una rendita ecologico-ambientale molto elevata.