Gio. Set 19th, 2024

Storia del conflitto israelo-palestinese

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A margine di un progetto scolastico che ha coinvolto la classe 3°C del Liceo Moscati di Grottaglie (Ta), pubblichiamo il documento conclusivo a firma dello studente che ha coordinato i lavori, Gabriele Maggio.
L’aspetto senz’altro ammirevole e degno di nota – i lettori ci concedano di sottolinearlo in questa breve premessa – sta nella pulsione sommessa, intima verso l’analisi della realtà attuale, che molto spesso viene ritagliata fuori dai libri di storiografia delle scuole superiori.

Lo sforzo che gli autori – perché di una vera e propria opera collettiva si può parlare – qui compiono è di utilizzare le conoscenze acquisite durante l’attività di ricerca per poter raccontare, spiegare e analizzare le radici del conflitto israelo-palestinese. Evidentemente la scelta del tema non è calata dall’alto o selezionata attraverso suggerimenti ministeriali, è bensì il corollario di un’esigenza intellettuale: comprendere (cum-prehendere, inteso come prendere appieno, ma anche, volendo, come prendere insieme) le ragioni dello smottamento degli equilibri mediorientali.
Lontani da quelle assurde concezioni nostrane – vereconde e genuflesse innanzi all’autoritarismo della conoscenza di certa accademia – riteniamo che il vero compito dell’intellettuale sia comprendere, analizzare per poi spiegare e fornire chiavi di lettura, avendo premura di collegare il proprio pensiero alla realtà. L’intellettualismo che tracima all’infuori delle accademie, degli studi teoretici e che si cala integralmente nella nera pece del reale, anche rischiando di sporcarsi; quell’intellettualismo, dicevamo, è l’ultimo strumento di resistenza che ci è rimasto: l’unica attività che nessun regime e nessun bellicismo potrà mai annientare. L’intellettualismo engagé è proprio l’habitus che più si addice ai ragazzi della 3°C del Liceo Moscati, e di cui hanno dato ampia rappresentazione in questo scritto.
Per festeggiare questo 25 aprile non intendiamo dunque scrivere editoriali di sorta, quest’anno cediamo volentieri il posto a chi, dopo settimane di studio e di ricerca, ha scelto di occuparsi della destabilizzazione del Medio Oriente; lasciamo il posto agli intellettuali della 3°C, a cui va il ringraziamento di tutta la redazione.

In questo saggio spiegherò le dinamiche del conflitto israelo-palestinese attualmente in corso, effettuando dapprima un’introduzione storica (che va dagli albori del popolo ebraico fino agli eventi più recenti), alla quale seguirà un’analisi di ciò che sta accadendo al giorno d’oggi, con un grande occhio di riguardo verso i protagonisti della scena geopolitica internazionale e di come questi ultimi stiano influenzando direttamente o indirettamente il conflitto tra Israele e Palestina. Come terza parte inserirò una riflessione/previsione sui possibili scenari di sviluppo del conflitto a livello locale e, speriamo di no, globale, sempre tenendo in considerazione il fatto che durante qualsiasi guerra qualunque Paese del mondo, dal più minuto e debole al più rilevante ed influente, cerca sempre di trarre un qualche tipo di vantaggio (piccolo o grande che sia). Infine, inserirò una riflessione personale sull’argomento.

Didascalia medievale delle pene e delle torture inflitte agli ebrei.

INTRODUZIONE STORICA. IL POPOLO EBRAICO AGLI ALBORI DEL MEDIOEVO – Come detto nel preambolo, la prima parte di questo scritto riguarderà l’introduzione storica del conflitto preso in esame, descrivendo in maniera completa ed esaustiva tutti gli eventi di maggiore importanza che hanno portato al verificarsi degli eventi odierni: non si può comprendere il presente se non si conosce il passato. Il popolo ebraico nasce, come scritto nella Bibbia, intorno II millennio a. C. da parte del patriarca Abramo, che per questo viene considerato il capostipite del popolo di fede ebraica. Infatti, i suoi figli e i suoi nipoti danno origine, nel corso del tempo, ad un popolo grandissimo, costituito da individui semi-nomadi di religione monoteista (che credono cioè nell’esistenza di un unico dio, vale a dire “JHWH”, come viene chiamato da loro) che abitano nella Palestina (termine che significa “Terra dei filistei”, i quali erano gli antichi abitanti della zona). Nel corso della sua storia fino al periodo medievale, il territorio sul quale è stanziato il popolo ebraico è oggetto di moltissime vicissitudini, in particolare invasioni e periodi di schiavitù correlate a quest’ultime: ricordiamo, ad esempio, l’oppressione in Egitto e la liberazione da parte di Mosè.

Ovviamente, nel corso di più di 3 millenni, la gente di etnia ebraica ha avuto modo di migrare in tutte parti del mondo allora conosciute, specialmente nel continente europeo. Infatti, il popolo ebraico si autodefinisce “baria”, termine ebraico che sta ad indicare il fenomeno per cui un determinato gruppo di persone (gli ebrei stessi) non possiede pianta stabile, vale a dire che non vive in uno Stato/nazione indipendente.

Ritornando alla migrazione del popolo ebraico in Europa, gli ebrei hanno molte difficoltà ad integrarsi nella società medievale, a causa delle forti discriminazioni che subiscono dagli europei senza alcun apparente motivo: infatti, il popolo ebraico veniva utilizzato come capro espiatorio per la giustificazione dei maggiori mali ed eventi negativi che si verificavano. Tale odio indiscriminato nei confronti delle persone di etnia ebrea viene identificato con un termine preciso: antisemitismo, il quale è una ideologia (lo si evince dal suffisso “-ismo”) che riguarda l’odio (“anti”, per l’appunto) nei confronti degli individui ebrei (aspetto identificato dal termine “semita”, il quale non sta ad indicare le persone accomunate da un ceppo linguistico comune e condiviso, ma tutti gli individui di fede ebraica).

Tale odio era dovuto al fatto che gli ebrei fossero degli abili banchieri che possedevano nelle proprie mani ingenti quantità di denaro, molto ambito dai popoli più poveri d’Europa, i quali sfogavano il proprio malcontento assegnando agli ebrei la colpa per azioni non compiute oppure per il verificarsi di eventi incontrollabili dall’uomo. Le catastrofi naturali, le epidemie, le carestie e così via, secondo gli europei, “si verificavano a causa delle preghiere che i fedeli ebrei rivolgevano a Dio, il quale poi inviava sulla Terra i vari cataclismi”. Infatti, durante la peste nera del 1300, gli ebrei furono accusati di essere rei della diffusione della pestilenza, subendo così, come si può intuire, forti discriminazioni e violenze, con ripercussioni di ogni tipo sulla loro vita.

Immagine che raffigura il pogrom di Kiev, avvenuto nel 1881.

LE VICISSITUDINI DEL POPOLO EBRAICO DALLA PESTE NERA FINO ALL’OTTOCENTO – Dal verificarsi dell’epidemia di peste nera fino all’Ottocento, il popolo ebraico, come detto e descritto precedentemente, subisce continuamente fortissime discriminazioni ed è oggetto di ferree campagne antisemite, tra le quali ricordiamo le più violente ed estreme: i pogrom, che si verificano soprattutto nella Russia zarista e in tutte quelle nazioni con una simile mentalità caratterizzata da un odio sistematico ed incomprensibile nei confronti del popolo ebraico (Francia, Inghilterra, Spagna, Germania e così via). Dal 1800 in poi si verifica una concatenazione di eventi, anche molto aggressivi, che porta all’aumento del malcontento da parte della popolazione ebraica e la conseguente nascita di movimenti nazionalistici di stampo semita.

Locandina di propaganda che pubblicizzava la lettura nella biblioteca citata del “Protocollo dei Savi di Sion”.

IL “PROTOCOLLO DEI SAVI DI SION”– Il “Protocollo dei Savi di Sion” è uno dei falsi storici che contribuisce alla diffusione a livello mondiale, a partire dalla fine del XIX secolo, dell’antisemitismo. Per comprendere meglio di cosa si sta parlando, dobbiamo prima di tutto conoscere cosa effettivamente sia un falso storico: secondo la Treccani un falso storico è “un documento formalmente genuino, che contiene dati inesatti o inventati”, creato per scopi precisi, la maggior parte dei quali ha come fine la destabilizzazione, la formazione e la diffusione di concetti all’interno delle menti degli individui di una nazione, di un continente o addirittura dell’intero pianeta.

Così facendo, si modificano tutti gli ambienti della vita umana, poiché il pensiero che sta alla base di quest’ultimi è stato modificato volontariamente, come detto in precedenza. Quindi, potremmo paragonare i falsi storici alle odierne fake news, con l’unica ma fondamentale differenza che queste ultime possono essere facilmente smentite perché al giorno d’oggi abbiamo a disposizione differenti fonti su uno stesso tema/argomento e, perciò, possiamo confrontare questi ultimi tra di loro in maniera più o meno efficace per capire se effettivamente ciò che viene detto in tali annunci è vero oppure no. Questo non accadeva, invece, in passato, in cui la mentalità era retrograda rispetto al giorno d’oggi e il livello di istruzione era praticamente nullo (solamente mediante l’istruzione e la conoscenza si può essere più aperti dal punto di vista mentale e si possiedono più strumenti e competenze per comprendere autonomamente se ciò che ci viene presentato sia giusto o sbagliato ma, soprattutto, se sia vero oppure no). L’unione di tali fattori favoriva i poteri forti e le persone che possedevano capacità ed una educazione migliori avevano la possibilità di raggirare facilmente la gente la quale, non possedendo certe abilità di ragionamento, acquisiva semplicemente ciò che le veniva detto per vero e, automaticamente, i concetti e le idee si diffondevano a macchio d’olio.

Tornando al “Protocollo dei Savi di Sion”, bisogna dire che tale falso storico è stato creato dall’Ochrana (la polizia segreta russa dell’inizio del Novecento) per diffondere il malcontento popolare nei confronti degli ebrei. Il testo narra e descrive minuziosamente un ipotetico progetto che possedevano gli ebrei (quindi l’intera comunità semita mondiale) di conquistare il mondo, mettendo in atto una serie di azioni apparentemente scollegate tra di loro e che non avevano nulla a che fare con gli ebrei le quali, in realtà, erano semplicemente parte del piano di conquista totale del mondo.

Tra questi punti ricordiamo alcuni atti indirizzati alla destabilizzazione dell’economia mondiale, della politica di Stati e nazioni, dei rapporti sociali all’interno di popoli e così via. L’insieme di tutti questi fenomeni, pian piano avrebbe permesso al popolo eletto di dominare il Globo. Tutto ciò è stato ideato e realizzato, sempre secondo il manoscritto, durante un congresso segreto, tenutosi in Svizzera nel 1897, anche questo completamente inventato.

Ovviamente, come accade anche al giorno d’oggi con le precedenti citate fake news, il “Protocollo dei Savi di Sion” è stato creato sì per fomentare l’odio antisemita solo per un puro scopo ideologico, ma anche per scuotere le fondamenta della politica russa degli inizi del Novecento. Infatti, all’epoca erano presenti due principali fazioni politiche: i riformisti liberali e i bolscevichi; i primi erano i più moderati e, infatti, essi credevano che il dialogo e lo scambio di idee ed opinioni fossero la via per salire al potere e risolvere i problemi della nazione. I secondi, invece, possedevano un’ideologia totalmente opposta: la violenza era la chiave per ottenere il potere, per questo i bolscevichi sono definiti “estremisti” a causa, per l’appunto, delle loro concezioni violente. Quest’ultimi, quindi, come si può facilmente intuire, creavano timore nella popolazione russa e fu per questo motivo che tale falso storico fu ideato e realizzato, diffondendo la notizia che all’interno del gruppo degli estremisti fossero presenti degli ebrei, odiati dal popolo russo.

Quindi, grazie a tale manoscritto, si intensificarono le violenze e le atrocità nei confronti del popolo ebraico, eventi che furono consentiti e soprattutto appoggiati dallo Zar Nicola II. Tuttavia, nel 1917 durante la Rivoluzione russa i bolscevichi presero il potere trucidando la famiglia zarista. A questo punto, tutti i liberali russi furono costretti a scappare dalla madrepatria, migrando in Europa, dove fu diffuso, così, il “Protocollo dei Savi di Sion” che verrà utilizzato dalla maggior parte dei Paesi europei per giustificare gli atti antisemiti. Ad una persona in particolare piacque molto questo libro: Adolf Hitler, che lo utilizzerà come strumento per la diffusione delle sue idee, citandolo anche nel “Mein Kampf”, per giustificare il futuro genocidio della popolazione ebraica.

Concludendo, il “Protocollo dei Savi di Sion” è stato utilizzato anche dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale da parte di moltissimi Paesi, soprattutto medio-orientali, per fomentare l’odio nei confronti degli ebrei che vivevano in Israele e Palestina. Tale manoscritto, anche grazie all’invenzione di internet, si è diffuso a livello globale e tutt’oggi ci sono ancora moltissime persone che credono fermamente in questo libro, causando l’esistenza, ancora oggi, di ideologie antisemite, le quali sfociano, a volte, in veri e propri atti di violenza estrema contro gli ebrei.

Prima pagina del giornale “L’Aurore”, in cui è trascritta la lettera d’accusa da parte di Emile Zola nei confronti del presidente della repubblica francese in riguardo all’Affaire Dreyfus.

L’AFFAIRE DREYFUS – L’Affaire Dreyfus è stato uno dei più grandi scandali mai accaduti in Francia e uno dei più famosi complotti realizzati solo ed esclusivamente per far del male ad una persona ebrea. In particolare tale gesto ha avuto come obiettivo principale quello di rovinare l’immagine e la vita di una persona in tutti i suoi aspetti e di utilizzare tale evento come una specie di “monito” nei confronti dell’intera popolazione ebraica di Francia e, più largamente del mondo, facendoli ricordare come essi fossero sotto la mira di tutti gli antisemiti, il cui maggior numero era presente negli alti vertici dello Stato.

Il protagonista di tale vicenda è Alfred Dreyfus, Capitano dello Stato Maggiore di Francia, il quale fu condannato il 22 Dicembre 1894 dal Tribunale militare francese con la colpa di aver scritto una lettera nella quale dichiarava le sue intenzioni di vendere dati e informazioni sensibili dell’esercito francese ai tedeschi. Ovviamente, tale accusa era infondata e creata deliberatamente per distruggere la vita l’immagine di Dreyfus, solo ed esclusivamente perché ebreo e, come detto precedentemente, l’antisemitismo era davvero molto diffuso nelle alte cariche del governo francese.

A questo punto, veniva consigliato ad Alfred di dire la verità e di togliersi la vita sparandosi per “salvare l’onore”, ma Dreyfus, giustamente, si rifiutò di compiere tale atto semplicemente perché lui sapeva di non aver fatto nulla e che era stato incastrato. Per questo motivo, fu incarcerato nella prigione peggiore di tutta la Francia: la galera della Cayenne, soprannominata “l’isola del diavolo”. Successivamente, nel marzo 1896, cambiò il comandante del controspionaggio militare: il maggiore Hubert Joseph Henry cedette il posto al maggiore Georges Picquart, il quale riuscì a dimostrare la falsità della lettera che accusava Alfred Dreyfus ma, nonostante ciò, la verità non uscì a galla perché Picquart venne minacciato dagli altri maggiori di starsene in silenzio. Così, Georges, indignato per ciò che stava accadendo, decise di scrivere la verità ai più importanti letterati ed intellettuali francesi del tempo che sostenevano l’innocenza di Dreyfus; tra questi si fece avanti Émile Zola, il quale pubblicò nel 1898 sul giornale “L’Aurore”, una lettera d’accusa indirizzata al Presidente francese, all’interno della quale scrisse tutta la verità sulla colpevolizzazione di Alfred. Scoppia il caso Dreyfus. Tutto il popolo francese ma anche quelli dei Paesi confinanti con la Francia erano profondamente indignati e, così, venne fuori tutto lo sporco che si celava dietro gli alti vertici del governo francese in termini di antisemitismo.

Fotografia d’epoca di Theodor Herzl.

DAL SIONISMO ALLA SITUAZIONE ODIERNA Il termine “sionismo” è costituito dall’unione di due parole: “Sion”, vale a dire la collina di Gerusalemme e simbolo della Terra promessa (quindi fa riferimento direttamente al popolo ebraico) e il suffisso “-ismo”, che indica qualsiasi movimento/tendenza di carattere politico, nazionalistico, economico, sociale, culturale e così via.

Quindi, il sionismo non è altro che il movimento di stampo nazionalista che guida e dirige il popolo ebraico verso la creazione di uno Stato indipendente. L’ideatore e iniziatore di tale movimento fu Theodor Herzl, un ebreo di nazionalità austro-ungarica, il quale espresse la sua visione in un saggio pubblicato nel 1896, intitolato “Der Judenstaat” (“Lo Stato ebraico”), nel quale scrisse di aver compreso che tutti gli sforzi per un qualunque tipo di integrazione della popolazione ebraica all’interno del tessuto sociale europeo era impossibile, poiché l’antisemitismo era talmente radicato all’interno delle persone che tale atto nobile era praticamente irrealizzabile. Quindi, l’unica opzione che rimaneva agli ebrei per poter sopravvivere in questo mondo verso di loro crudele era la creazione di uno Stato indipendente che potesse raccogliere tutte le persone di origine e di derivazione ebraica. Il programma Sionista prevedeva lo sviluppo di 4 punti principali, tutti approvati nel Congresso di Basilea, tenutosi nel 1897:
– la colonizzazione della Palestina;
– l’unificazione di tutte le comunità ebraiche;
– il rafforzamento della coscienza nazionale ebraica;
– il consenso da parte degli altri governi.
La bandiera dello Stato che si sarebbe formato fu decisa dallo stesso Herzl nel 1898: ci sarebbero state due strisce parallele azzurre su uno sfondo bianco (che richiamava il talled, vale a dire lo chalet di preghiera indossato dagli uomini) con al centro il Maghen David (la Stella di David).

Fotografia del Congresso di Basilea, tenutosi nel 1897.

Herzl per il suo piano chiese aiuto ai Britannici, i quali promisero al popolo ebraico un pezzo dei territori che sarebbero andati in mano alla Corona Inglese alla fine della Prima Guerra Mondiale con la conseguente sconfitta dell’Impero Ottomano, come scritto nella cosiddetta “Dichiarazione Balfour”. Tuttavia, il Regno Unito aveva già firmato un patto segreto con la Francia per stabilire i territori che le due potenze vincitrici si sarebbero spartiti dopo la guerra, secondo l’accordo “Sykes-Picot”. Inoltre, insieme a quest’ultima intesa, la Gran Bretagna promise alle popolazioni arabe del Medio-Oriente un territorio sul quale poter fondare la propria patria araba. Successivamente alla Grande Guerra, quando i primi ebrei aderenti al sionismo iniziarono a comprare appezzamenti di terra in Palestina e a trasferirvisi, i rapporti tra ebrei e arabi, già presenti sul territorio, iniziarono a scaldarsi fino a sfociare in piccoli attacchi, attentati e rivolte.

Mappa delle suddivisioni territoriali del vinto Impero Ottomano tra Gran Bretagna, Francia e Russia secondo l’Accordo Sykes-Picot (Limes).

Il governo inglese, responsabile di questo disagio, cercò di rimediare ma nel 1939 scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, quindi i lavori di riappacificamento tra arabi ed ebrei si interruppero bruscamente. Inoltre, durante il secondo conflitto mondiale, le leggi razziali, la persecuzione nazista e fascista, l’ideazione, realizzazione ed attuazione del cosiddetto “piano finale” di Hitler e della Germania nazista portarono allo sterminio di massa di sei milioni di individui di “razza” (come veniva chiamata l’etnia ebrea dagli artefici dell’Olocausto) ebraica.

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e del Processo di Norimberga, la Gran Bretagna decide di affidare la riaperta situazione sulla creazione di uno Stato ebraico all’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite). Infatti, dopo gli eventi dell’Olocausto e dell’estrema ed inimmaginabile persecuzione antisemita, tutti gli Stati del mondo si sentivano in qualche modo in colpa nel non essere intervenuti tempestivamente per poter, così, fermare il genocidio del popolo ebreo. Quindi, l’ONU, nel 1947, votò a maggioranza la Risoluzione n.181, secondo la quale la regione palestinese sarebbe stata divisa in due Stati: lo Stato di Israele in mano ebraica e lo Stato di Palestina in mano araba, nello specifico: il 56% del territorio (insieme anche all’area più fertile) sarebbe andata in mano agli ebrei, che costituivano, però, solamente il 32% della popolazione presente nell’area; invece, il restante 43% sarebbe stato affidato agli arabi i quali, tuttavia, costituivano il 60% degli abitanti della zona spartita e, in conclusione, Gerusalemme e Betlemme avrebbero assunto il carattere di zone internazionali.

Come si può ben capire, tale spartizione non era per nulla equa. Ovviamente c’erano delle motivazioni valide per tale decisione: l’Occidente vedeva nella creazione dello Stato di Israele la possibilità di avvicinarsi al mondo arabo e carpire più informazioni possibili dal punto di vista geopolitico e non. Inoltre, anche se la popolazione ebrea era in netta minoranza rispetto a quella araba, essa possedeva ingenti ricchezze e gli ebrei rappresentavano un gruppo più coeso anche grazie, ovviamente, alla presenza ideologica del sionismo. Infine, il mondo arabo, durante il secondo conflitto mondiale, si era schierato a favore della Germania contribuendo alla diffusione dell’antisemitismo e alla concretizzazione del piano finale, quindi, quando la Germania nazista fu sconfitta, anche il mondo arabo fu considerato come “fazione” vinta e, per questo, non aveva diritto al possedimento di territori grandi, buoni ed efficienti, come, invece, accadde per gli ebrei. Quindi, gli arabi rifiutarono la soluzione n.181 dell’ONU, perché, come abbiamo appena detto, li era sfavorevole; invece, gli ebrei l’accettarono, dichiarando, così, la nascita ufficiale dello Stato di Israele, avvenuta il 14 Maggio 1948.

Mappa della ripartizione territoriale tra Stato di Israele e Stato di Palestina secondo quando deciso nella Risoluzione 181 del 1947.

Ovviamente, le tensioni accumulate per tutto questo periodo prima o poi sarebbero sfociate in qualche evento violento e disumano. Ciò avvenne con la cosiddetta “Nakba”, termine arabo che significa “catastrofe”, vale a dire un periodo caratterizzato da violenti scontri tra le fazioni arabe ed ebree, in cui quest’ultime cacciarono dal territorio d’Israele centinaia di migliaia di individui arabi. Nel frattempo, i Paesi arabi confinanti con Israele non rimasero di certo a guardare, infatti si erano già riuniti da poco in una organizzazione chiamata “Lega Araba”.

Così, nello stesso anno, contingenti militari di Libano, Siria, Giordania, Iraq ed Egitto insieme agli arabi palestinesi attaccarono Israele su più fronti contemporaneamente, ma, incredibilmente, lo Stato ebraico riuscì a respingere gli invasori e ad annettere ai propri possedimenti territoriali tutte quelle aree che riuscì a conquistare nella controffensiva: Israele passò così dal possedere il 56% del territorio della regione palestinese al 78%, mentre il restante 22% fu spartito tra Egitto e Giordania (la Striscia di Gaza alla prima e la Cisgiordania alla seconda).

Decisiva all’affermazione della situazione geopolitica tra Israele e Palestina è stata la guerra dei sei giorni del 1967. Ma quali furono le cause dello scoppio di tale scontro armato? In quel periodo, le truppe dei Paesi confinanti con Israele si addensarono lungo i confini e l’accesso al canale di Suez fu bloccato. Per questo, intimorita da una possibile offensiva nemica, Israele decise di attaccare per prima gli Stati arabi e, in soli 6 giorni, li sconfisse, conquistando così la Striscia di Gaza, la Cisgiordania, la città di Gerusalemme, la penisola del Sinai e le alture del Golan. Ovviamente, l’ONU condannò tale invasione dichiarando le conquiste illegittime, ma Israele non arretrò nelle sue posizioni.

Mappa che spiega la situazione territoriale della regione palestinese dopo la guerra dei sei giorni.

Dopo la guerra dei sei giorni, la penisola del Sinai fu restituita all’Egitto mediante gli accordi di Camp David, i quali si tennero negli Stati Uniti nel 1978, mentre le alture del Golan rimasero e sono tuttora sotto il controllo israeliano.

Inoltre, dalla metà degli anni ’80, Israele si rese conto che bisognava trovare un compromesso con gli arabi palestinesi, per poter garantire una pace duratura e ridurre così le discordie tra i due Stati e i corrispettivi popoli. Quindi, lo Stato ebraico decise di stringere accordi con il più importante organo di rappresentanza del mondo arabo palestinese: l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), la quale era molto influente dal punto di vista della politica interna e mondiale, tanto che nel 1988 arrivò a dichiarare l’indipendenza dello Stato di Palestina e quest’ultimo, sorprendentemente, fu riconosciuto da quasi 100 Stati membri dell’ONU, anche se tutte queste dichiarazioni non furono mai applicate nella realtà, ma rimasero solo ed esclusivamente su carta.

Nel frattempo, però, all’OLP si cominciarono ad affiancare e a crescere fazioni più estremiste che condussero allo scoppio della prima intifada (8 Dicembre 1987 – 13 Settembre 1993), vale a dire una sollevazione popolare di stampo estremista, per l’appunto, che fu caratterizzata dall’uso di forme di violenza estreme e dal boicottaggio di prodotti ed “alimenti” di derivazione israeliana. Queste rivolte furono organizzate e dirette da una nuova organizzazione politica e paramilitare: Hamas, la quale oggi viene considerata di stampo terroristico da UE e dagli Stati Uniti d’America.

Fotografia della stretta di mano degli accordi di Oslo, firmati nel 1993.

Ovviamente, questi sei anni di “conflitto” intestino portarono alla morte di moltissime persone, specialmente dalla parte arabo palestinese e ad un caos generalizzato, che colpì tutti i settori e gli ambienti dello Stato palestinese e dello Stato israeliano. La prima intifada terminò nel 1993, mediante la firma degli Accordi di Oslo, evento tenutosi sempre negli Stati Uniti. Tali accordi prevedevano un riconoscimento reciproco tra i due Stati firmatari e l’istituzione dell’ANP (Autorità Nazionale Palestinese), alla quale l’OLP dovette cedere progressivamente l’autorità sulla Striscia di Gaza e sulla Cisgiordania. Così, gli ebrei israeliani abbandonarono pian piano la Striscia di Gaza, anche se tutt’oggi lo Stato di Israele ne controlla lo spazio aereo, l’anagrafe, le acque territoriali, l’ingresso di merci e persone e il sistema fiscale. In Cisgiordania, invece, secondo sempre gli Accordi di Oslo, alcune parti sarebbero rimaste sotto il controllo d’Israele, mentre altre zone sarebbero andate sotto la giurisdizione dello Stato di Palestina.


Parte di muro che separa lo Stato di Israele dalla Cisgiordania.

Tuttavia, tali decisioni non furono rispettate e gli ebrei israeliani continuarono a colonizzare i territori della Cisgiordania e ad occupare parecchi quartieri della città di Gerusalemme, la quale era in mano agli arabi palestinesi. L’insieme di tutte queste azioni illecite da parte di Israele, che proiettavano l’ombra di un eventuale dominio del sionismo sulla Palestina, portarono a scatenare i partiti palestinesi più estremisti, tra i quali ricordiamo sempre Hamas, che nel corso degli anni ’90 ha provocò numerosi attentati e attacchi di vario genere, fino a contarne più di 100 agli inizi degli anni 2000, periodo in cui scoppiò una seconda intifada, anch’essa violentissima e a causa della quale Israele innalzò due imponenti muri per separare la Striscia di Gaza e la Cisgiordania dallo Stato di Israele.

Successivamente a tali eventi, nella Striscia di Gaza la situazione è solamente peggiorata, a causa delle precarie condizioni di vita della popolazione arabo – palestinese, che ha generato un forte sentimento di vendetta nei confronti di Israele, facendo così aumentare il potere di Hamas, alla quale il popolo si è rivolto e portando ad escalation di ogni genere. In Cisgiordania, invece, dopo una guerra civile interna scoppiata tra gli stessi arabi – palestinesi a seguito delle elezioni del 2006, concluse con la vittoria di Hamas, la gestione del territorio è rimasta sotto la giurisdizione dell’Autorità Nazionale Palestinese, nello specifico sotto il controllo del partito Fatah, più moderato.

SITUAZIONE ODIERNA – Per quanto riguarda la situazione odierna, tra la sera del 6 Ottobre 2023 e la mattina del 7 Ottobre, Hamas, che abbiamo presentato nell’introduzione storica, ha avviato dalla Striscia di Gaza un ferocissimo attacco nei confronti dello Stato di Israele. Tale operazione militare è stata caratterizzata da diversi punti:
1. Gli ingenti attacchi missilistici: il numero di razzi lanciati dalla Striscia verso Israele è stato di circa 3000 nell’arco di 1 giorno e mezzo/2 giorni. Tale numero è stato talmente elevato che ha fatto cessare di funzionare il sistema di difesa aereo dello Stato di Israele “Iron Dome”, letteralmente “Cupola di Ferro”, chiamato così proprio perché esso costituisce uno dei sistemi di controffensiva aerea migliori del mondo (un radar rileva il missile nemico incombente e il computer individua ed analizza la traiettoria di quest’ultimo per poter così sparare un razzo che, si spera, intercetti il missile nemico, abbattendolo). Il problema sta nel fatto che l’Iron Dome non è stato progettato per sopportare una mole tanto elevata di elementi nemici nello stesso momento, quindi l’alto numero di razzi lanciati da Hamas ha mandato in confusione il sistema di difesa e, quindi, i missili sono penetrati in territorio israeliano;
2. L’invasione di terra: dopo gli ingenti attacchi missilistici, i militanti di Hamas, mediante l’utilizzo di diversi mezzi ed armamenti, sono riusciti a creare delle brecce all’interno del muro che separa la Striscia di Gaza dallo Stato di Israele e hanno sconfitto, in un non nulla, la resistenza israeliana, rapendo moltissimi ostaggi nascondendoli, molto probabilmente, nei tunnel sotterranei della Striscia;
3. La scelta del giorno: la maggioranza degli attacchi si è verificata il 7 Ottobre, vale a dire il sabato, giorno in cui la quasi totalità dei militari e delle forze armate israeliane è a casa, poiché esso è un giorno festivo. Quindi, la rapidità dell’attacco non ha consentito alle forze di difesa israeliana di reagire tempestivamente, causando l’aggravarsi ulteriore della situazione.


Militanti di Hamas che sono riusciti a superare il confine tra Striscia di Gaza ed Israele che festeggiano per l’abbattimento di un carro armato israeliano.

Ora sorgono spontanee due domande: perché è accaduto tutto ciò? Perché Israele non è riuscita a contenere tale invasione? La risposta alla prima domanda la troviamo nelle motivazioni storiche che abbiamo analizzato precedentemente, ma la risposta al secondo quesito è un po’ più complessa ed articolata. Noi sappiamo che Israele è uno degli Stati più potenti del mondo, con uno degli eserciti più temuti a livello internazionale, quindi il problema si trova sicuramente in qualche aspetto che “rovina” la reputazione di questo Stato: la politica. Infatti, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incentrato il suo governo su aspetti di secondaria importanza, al posto di focalizzarsi su elementi molto più importanti come lo spionaggio di ciò che stava accadendo nella Striscia di Gaza e dei preparativi di questo attacco, poiché per pianificare un’operazione del genere ci vogliono mesi se non addirittura anni.
Dal punto di vista geopolitico, invece, la situazione è preoccupante, poiché ogni Paese del mondo è interessato a schierarsi con uno dei due Paesi in guerra, ovviamente per avere un qualche tipo di beneficio a breve e a lungo termine: ad esempio gli Stati Uniti, schierati con Israele (visto che gli “alleati” della Palestina sono la Russia e la Cina), sono intervenuti tempestivamente con aiuti umanitari e militari fin dallo scoppio effettivo del conflitto, hanno anche inviato la più grande portaerei a propulsione nucleare al mondo (la Usa Gerald R. Ford). Quindi, generalizzando, quando è presente un qualunque conflitto, più o meno importante, ci sono sempre degli Stati che non vedono l’ora di prendere tale occasione al volo, mascherando le loro vere intenzioni utilizzando la giustificazione dell’aiuto umanitario e del supporto ad un Paese attaccato.

POSSIBILI SVILUPPI FUTURI DELLA QUESTIONE ISRAELO-PALESTINESE – Per quanto riguarda i possibili sviluppi futuri, lo scenario più preoccupante è quello dello scoppio di un eventuale terzo conflitto mondiale poiché, come abbiamo detto nell’analisi della situazione odierna, il conflitto israelo-palestinese non è limitato ad Israele e alla Palestina, ma al suo interno sono coinvolti le più grandi potenze mondiali, tra le quali, a loro volta, ci sono molte tensioni.

Infatti, da una parte abbiamo l’UE e gli Stati Uniti d’America, quindi potremmo generalizzare dicendo che da una parte abbiamo la NATO (che supporta Israele), mentre, dall’altra, vi è il Medio Oriente con tutti i suoi alleati (la Russia, la Cina e così via) che sostengono la Palestina. Quindi, se all’interno del conflitto israelo-palestinese si inserisse un Paese mediorientale, automaticamente esso e tutti i suoi alleati andrebbero contro la NATO (una situazione simile a quella che portò allo scoppio della Grande Guerra e del secondo conflitto mondiale). Quindi, non ci resta che sperare in una qualche risoluzione pacifica del conflitto e che nessuno stato al di fuori di Israele e Palestina entri nella guerra in corso.

RIFLESSIONE PERSONALE – Concludo con una riflessione personale, come scritto all’inizio del documento. Personalmente, penso che gli ebrei abbiamo sempre avuto una vita difficile, fatta di continue “lotte” per l’accettazione sociale, quindi la loro volontà di avere una patria comune è del tutto lecita, ma ciò deve avvenire, come tutte le cose, in maniera pacifica, altrimenti accade esattamente ciò di cui abbiamo parlato in questo documento. Gli ebrei, dopo tutto quello che hanno subito e passato dovrebbero capire che con la violenza non si rivolve nulla: sono passati dall’essere il popolo oppresso a quello oppressore. D’altro canto, anche gli arabi – palestinesi hanno ragione nel pensare e nel dire che il territorio sul quale vivono in realtà è il loro, ma potrebbero benissimo anche capire che, dopo tutto quello che è successo, è meglio dimenticare il passato e le discordie per giungere alla pace. Quello che voglio dire è che non ha più senso giudicare e puntare il dito verso lo Stato che per primo ha invaso l’altro: dobbiamo superare tali discordie, altrimenti da queste ultime se ne genereranno soltanto di ulteriori e la pace non giungerà mai, a meno che non ci sarà un terzo incomodo che preverrà sia sullo Stato di Israele, sia su quello di Palestina.

Concludo col dire che, quando ho iniziato a scrivere questo testo, pensavo che sarebbe stato molto più facile carpire le informazioni necessarie alla stesura del documento e che la questione israelo-palestinese fosse molto più agevole alla comprensione: mi sbagliavo! Infatti, per mettere insieme in maniera consona ciò che avete letto ci ho messo quasi due settimane di studio e stesura, modificando continuamente le informazioni che scrivevo e collegandole tra di loro in maniera più o meno diretta. Inoltre, da ciò ho compreso che non è semplice spiegare ciò che sta accadendo in Medio-Oriente in maniera esaustiva, permettendo così all’ascoltatore o, come nel vostro caso, al lettore, di avere tutti gli elementi necessari per farsi un’opinione personale sull’argomento.

Tutti i video e i documentari che ho visionato non spiegavano in maniera completa e dettagliata la questione, infatti ogni volta tutti i miei dubbi, domande e curiosità non venivano soddisfatti completamente, perché mancava sempre qualche elemento essenziale alla comprensione del tutto. Perciò, spero che questo scritto vi sia stato utile alla comprensione globale della questione israelo-palestinese, partendo dalle radici degli eventi fino agli avvenimenti odierni che potete vedere semplicemente accendendo la televisione e guardando il telegiornale.


Video/documentari: https://www.youtube.com/watch?v=w4iwxe8IhAs&t=57s https://www.youtube.com/watch?v=xLh3wEzX2-o https://www.youtube.com/watch?v=mtMcJUakLd8 https://www.youtube.com/watch?v=-HcOUAxaaWk https://www.youtube.com/watch?v=1olFfow4AyU https://www.youtube.com/watch?v=NC8Nv7A9grc&t=405s https://www.youtube.com/watch?v=hBImPpGnYKE&t=1087s https://www.youtube.com/watch?v=YCxRhf2sTjY&t=809s

Articoli/Siti/Pagine Web: https://it.wikipedia.org/wiki/Protocolli_dei_Savi_di_Sion https://it.wikipedia.org/wiki/Affare_Dreyfus https://it.wikipedia.org/wiki/Isola_del_Diavolo https://it.wikipedia.org/wiki/Sionismo https://it.wikipedia.org/wiki/Lo_Stato_ebraico https://it.wikipedia.org/wiki/Dichiarazione_Balfour_(1917) https://it.wikipedia.org/wiki/Accordo_Sykes-Picot https://it.wikipedia.org/wiki/Olocausto https://it.wikipedia.org/wiki/Processo_di_Norimberga https://it.wikipedia.org/wiki/Piano_di_partizione_della_Palestina https://it.wikipedia.org/wiki/Assemblea_generale_delle_Nazioni_Unite https://it.wikipedia.org/wiki/Lega_araba https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_arabo-israeliana_del_1948 https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_dei_sei_giorni https://it.wikipedia.org/wiki/Accordi_di_Camp_David https://it.wikipedia.org/wiki/Hamas https://it.wikipedia.org/wiki/Organizzazione_per_la_Liberazione_della_Palestina https://it.wikipedia.org/wiki/Autorit%C3%A0_Nazionale_Palestinese https://it.wikipedia.org/wiki/Prima_intifada https://it.wikipedia.org/wiki/Seconda_intifada https://it.wikipedia.org/wiki/Cupola_di_Ferro

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