Ven. Set 20th, 2024

La Kitsune, la volpe a nove code della mitologia giapponese

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Nell’antico Giappone, Kitsune era il nome che indicava la volpe come animale, oggi non più utilizzato. Sebbene sia una denominazione che può sembrare banale, in realtà questo termine sottolinea un forte legame spirituale e simbolico che abbracciava più culture dell’Oriente. La Kitsune, pertanto, appare nella mitologia giapponese, in quella cinese, coreana e persino indiana.

Il fatto che fosse così comune non è un caso: nell’antichità, nei popoli orientali, l’occupazione più diffusa era quella contadina. Il contatto con la natura favorì lo svilupparsi di un forte legame sia con le piante, sia con l’ambiente e sia con gli animali. La volpe è fra questi. Di conseguenza, diverse furono le credenze che si formarono attorno a queste e altre creature.

In generale, la Kitsune era considerata come una figura benevola, simbolo di furbizia ed intelligenza. Secondo le leggende, queste volpi potevano appartenere a due tipologie: gli Zenko, messaggeri della dea Inari, dea dell’agricoltura, della fertilità e della fortuna. In più, erano anche i guardiani dei templi shintoisti. Per compiere il loro compito, essi transitavano dal mondo degli spiriti al mondo dei vivi attraverso le loro tane. Questo perché, secondo i giapponesi, era consuetudine pensare che ogni entrata per il sottosuolo fosse in realtà una porta di comunicazione con l’aldilà.

Il secondo tipo di volpe è gli Yako. Questi ultimi erano, invece, pestiferi e maligni, e rappresentavano le volpi che infestavano i pollai, mangiando gli animali allevati e distruggendo i raccolti. Il problema peggiore era che col passare degli anni potevano anche affliggere gli uomini. Più crescevano, più acquisivano abilità inedite, come ad esempio la parola e le sembianze umane. Molto spesso, infatti, potevano decidere di assumere le sembianze di donne che desideravano sposare uomini ricchi per sfruttarli oppure perché erano davvero innamorate. Dunque, quando una donna assumeva dei connotati lascivi o troppo ambiziosi, veniva considerata una Kitsune.

In genere, la Kitsune aveva anche l’abilità di influenzare le persone con la magia e apparire nei sogni della gente. Inoltre, dote molto peculiare era il suo costante voler mantenere la parola data verso gli umani che incontravano e con cui interagivano.

Dopo che la Kitsune superava i 100 anni, acquisiva un’ulteriore coda, e ciò testimoniava non solo la sua anzianità, ma anche la possibilità di imparare nuovi poteri. Raggiunti i 1000 anni, la Kitsune sarebbe, invece, diventata una Kyuubi-No-Kitsune, la famosa volpe a nove code dal manto argentato o dorato. I suoi poteri rasentavano il trascendentale e potevano consistere nella generazione di fiamme dalle code o dal muso e poteva osservare e sentire tutto ciò che accadeva nel mondo. Si diceva, inoltre, che le nozze di due Kitsune causassero plurimi arcobaleni e piogge con sole nei cieli. Tuttavia, il vero problema di fondo era quando la volpe con nove code era malvagia. Essa, infatti, poteva causare ingenti disastri nel mondo, come incendi, terremoti, maremoti e forti folate di vento.

La Kyuubi malefica più conosciuta fu Tamamo-No-Mae, fonte di diverse guerre e calamità per tutta la Cina, India e Giappone. Attentò addirittura alla vita dell’Imperatore giapponese, ma venne uccisa dai leggendari samurai Kuzuzahn Osuke e Miura No Sube in una cruenta lotta all’ultimo sangue.

Vere e proprie icone non solo religiose, le Kitsune sono passate dalle mitologie orientali ad un vero e proprio posto nella cultura mondiale, alimentando il fascino e l’interesse di milioni di persone nel mondo.

di Mattia Carlucci

Sono uno studente di Storia dell'Arte di Lecce, con laurea al DAMS e ho la grande passione per le civiltà antiche. Scrivo articoli per Metasud su diverse storie mitologiche, aneddoti storici ed interviste a giovani ragazzi del Sud. Gestisco anche un canale Youtube chiamato "La Landa del Sole" dove parlo di giochi di ruolo e mondi fantasy. Credo fermamente nel progetto editoriale e spero che il mio amore per la scrittura sia un valido alleato alla causa.

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