Le criptovalute sono ormai una realtà con cui tutti devono fare i conti. Nate come una tecnologia di nicchia, in pochi anni sono diventate strumenti di investimento, mezzi di pagamento e perfino alternative alle valute tradizionali. La loro diffusione ha tuttavia sollevato una questione importante sul loro controllo.
Senza regole chiare, il rischio di truffe, speculazioni e instabilità è altissimo. Ed è qui che entrano in gioco governi e istituzioni, chiamati a trovare il giusto equilibrio tra libertà e sicurezza. Acquisiscono fondamentale importanza, a questo riguardo, le differenze di normazione tra Stati Uniti e Unione europea. Tanto che lo scorso 15 febbraio, proprio il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, ospite al congresso di Assiom Forex, ha sostenuto che «le divergenze normative tra Stati Uniti ed Europa andranno attentamente valutate (…), per comprenderne gli effetti a livello internazionale.»
Vediamo di capire nel dettaglio quali sono le differenze tra questi due grandi sistemi di regolazione delle criptovalute.
IL METODO EUROPEO – L’Unione Europea ha deciso di affrontare la questione con il Regolamento sui Mercati delle Cripto-Attività (MiCA). Questo regolamento, approvato nel giugno 2023, è entrato in vigore il 30 dicembre 2024 e punta a creare regole comuni per tutti gli Stati membri. Lo scopo? Rendere il mercato delle criptovalute più trasparente, stabile e sicuro. Il MiCA stabilisce precise categorie di cripto-attività: token collegati ad attività (ARTs) (sono criptovalute il cui valore è legato a un asset reale, come valute tradizionali o materie prime); token di moneta elettronica (EMTs) (funzionano come una versione digitale di una moneta fiat; ad esempio, l’euro digitale); token di utilità (servono per accedere a specifici servizi o prodotti all’interno di un ecosistema digitale).
Chi vuole emettere questi asset deve rispettare regole precise. Prima di tutto, è obbligatorio pubblicare un white paper, un documento dettagliato che spiega le caratteristiche della criptovaluta, chi la emette e i rischi associati. Questo white paper deve essere approvato dalle autorità competenti, come la CONSOB in Italia. Il MiCA impone norme stringenti anche ai fornitori di servizi legati alle criptovalute, detti CASPs (Crypto-Asset Service Providers). Questi operatori devono ottenere una licenza per operare nell’UE e garantire elevati standard di trasparenza e sicurezza. L’idea è evitare che il mercato resti un “Far West”, proteggendo gli investitori e prevenendo possibili frodi.
Un caso concreto che mostra l’impatto del MiCA è quello di Tether, l’azienda che gestisce la stablecoin USDT. Proprio perché non rispetta tutti i requisiti del nuovo regolamento, Tether rischia di non poter più operare all’interno dell’Unione Europea. Ciò dimostra quanto siano stringenti le nuove regole e quanto sia necessario adeguarsi per poter restare nel mercato europeo.
IL METODO USA – Se l’Europa ha scelto una regolamentazione chiara e unificata, negli Stati Uniti la situazione è molto più complicata. Non esiste un’unica legge che regolamenti le criptovalute: diverse agenzie federali si dividono la supervisione del settore, creando molta confusione negli investitori. La più attiva è la Securities and Exchange Commission (SEC), l’ente che regola i mercati finanziari.
Secondo la SEC, molte criptovalute sono da considerare “titoli finanziari”, quindi soggette alle stesse leggi che disciplinano le azioni e le obbligazioni. Per verificare se un cripto-asset rientra in questa categoria, la SEC utilizza il “Howey Test”, uno strumento giuridico che serve a stabilire se un’attività finanziaria è un investimento speculativo.
Questo approccio ha generato scontri tra la SEC e diverse piattaforme di criptovalute. Due esempi eclatanti sono le cause legali contro Binance e Coinbase, accusate di operare senza le autorizzazioni necessarie. La SEC sostiene che queste società abbiano gestito i fondi dei clienti in modo poco trasparente e senza rispettare le normative sui mercati finanziari.
Tuttavia, molte aziende criticano la SEC per il suo atteggiamento aggressivo, accusandola di “regolamentare attraverso le cause legali”, invece di stabilire regole chiare. Per rispondere a queste critiche, nel gennaio 2025 la SEC ha istituito un gruppo di lavoro guidato dalla commissaria Hester Peirce, nota come crypto mom per il suo approccio favorevole alle criptovalute. L’obiettivo di questo team è creare un quadro normativo più chiaro e prevedibile per il settore.
Un caso recente mostra quanto la situazione sia ancora incerta negli Stati Uniti. Nel febbraio 2025, un giudice federale ha sospeso la causa della SEC contro Binance per 60 giorni, accogliendo una richiesta congiunta delle due parti. Questo potrebbe significare che la SEC e Binance stanno cercando un accordo per non giungere al giudizio.
TRA DEREGULATION E REGULATION – Questo confronto tra Europa e Stati Uniti racconta due modi diversi di affrontare la questione. Da una parte, c’è chi ha preferito un sistema chiaro e centralizzato. Dall’altra, c’è chi sta ancora cercando di capire come muoversi. Il futuro delle criptovalute dipenderà da come questi due sistemi evolveranno nei prossimi anni. Se le normative diventeranno troppo rigide, si rischia di soffocare lo sviluppo di un settore che ha ancora molto da offrire. Se invece resteranno troppo blande, potrebbero emergere nuovi problemi legati a frodi e speculazioni. Una cosa è certa: il periodo in cui il mercato delle criptovalute poteva muoversi senza regole è ormai finito. Il dibattito sulla regolamentazione è aperto, e il modo in cui verrà gestito nei prossimi anni sarà determinante per il futuro di questo settore.