Una penna si sveglia a mezzogiorno tutta scazzata, reduce da una notte insonne, e decide che è il momento di deformare la realtà che la circonda. È una penna che non vuol sentir ragioni, dice le cose che non puoi dire davanti a tutti.
Quadretti ospita ciò che le passa per la testa, anzi soprattutto per lo stomaco. In questa rubrica si sorriderà, si storcerà il naso, si lavorerà d’immaginazione. Tutto questo in letture che vi ruberanno sì e no un paio di minuti. Pronti?
Il mio narcisismo si annida tutto nella brama di essere letta. Leggimi. Ho articolato un pensiero attraverso più o meno tortuose direttrici orizzontali, ho amato e ripudiato, odiato e accarezzato ogni singola parola che si mostra ora al tuo sguardo. Ho instaurato un rapporto organico con questa materia che a te sembra solo una manciata di lessemi estratta dal vocabolario e sparsa o ordinata sulla pagina. Germi che germogliano o germi che proliferano, a seconda dell’accezione che tu preferisca intendere. Ma tu ormai sei saturo dei tempi del COVID, e avrai pensato subito ai germi come microbi. Io ho la presunzione di pensare questo di te, esatto. Così tanto presuntuosa da auto legittimare le proprie deduzioni sul tuo modo di pensare.
Chiamami pure vana, vanesia, vanitosa. Ti piacerà pensarmi davanti allo specchio, a imbellettarmi a incipriarmi a ingioiellarmi a profumarmi a pettinarmi e arruffarmi, pettinarmi e arruffarmi, fare e disfare, disfare, fare, allucinata dal mio divismo attoriale che straripa. Gli argini del mio perimetro corporeo non sono robusti, non fidarti. Continuo a importi cose. E ora che mi sono fatta bella, ora che brucio e trasalisco appena scopro i tuoi occhi sul mio corpo, leggimi. Lo esigo.