Una penna si sveglia a mezzogiorno tutta scazzata, reduce da una notte insonne, e decide che è il momento di deformare la realtà che la circonda. È una penna che non vuol sentir ragioni, dice le cose che non puoi dire davanti a tutti.
Quadretti ospita ciò che le passa per la testa, anzi soprattutto per lo stomaco. In questa rubrica si sorriderà, si storcerà il naso, si lavorerà d’immaginazione. Tutto questo in letture che vi ruberanno sì e no un paio di minuti. Pronti?
Ha gli occhi famelici da gatto denutrito zitto zitto vicino allo pneumatico, che fissa il passerotto schiantato sul marciapiede. Le grinze abbronzate e gli alluci rasoterra, le piante sulle suole consunte e la bocca semiaperta da statua ellenistica. Ammicca e fischia, irrorando di catarro l’asfalto sotto di lui. Pelose cosce caprine divaricate, schiacciate sulla seduta di vimini mezzo sfondata al centro, dove c’è appena spazio, tutt’intorno, per un piccolo fondoschiena come il suo. Passa la prima, passa la seconda silhouette dal profilo curvilineo, passano la terza, la quarta e la quinta. Nel décolleté di tutte loro scorre un affluente del Po, comparso allo scoccare dei 31 gradi all’ombra. Ognuna ad ogni passo sogna ad occhi aperti, immaginando se stessa con l’indice premuto contro lo sterno, su e giù fino alla banda inferiore del reggiseno, a svuotare l’alveo di tutto quell’umido. Ma non può farlo, e adesso impugna due buste della spesa per mano e rincasa sul plateau delle zeppe. Toc, toc, toc, toc. Gli occhi famelici strabuzzano, annuendo alle carni fresche di giornata, scovando tutto ciò che si presta al loro gradimento. Stiracchia le braccia flaccide rattrappite sullo schienale della sedia di legno, balcone da cui si sporge il vetusto Romeo da bettola. Scruta le Giuliette di paese, tanto quelle delle bluse sgargianti e dalle vene varicose, quanto quelle dai polpacci torniti e dai pantaloncini inguinali. I vecchi rospi come lui non aspettano che i pomeriggi d’estate, per sciacquarsi gli occhi. Sfilano in passerella tutte per lui.
Ecco che s’ode una fulminea, sonora sberla sulla guancia ossuta. La Giulietta che gli ha detto sì cinquant’anni prima è rincasata e ha colto in flagrante il suo Romeo, mentre alternava versacci ad apprezzamenti sui segni della morfologia collinare approdati anche nella sua località di mare.