La solitudine, l’infelicità e l’amarezza del vivere spesso ci demoralizza e abbatte le nostre sicurezze. Spesso un sollievo lo troviamo nei nostri autori preferiti, che, come noi, hanno attraversato lo spettro emotivo e hanno espresso i loro pensieri, desideri e ambizioni tramite la scrittura.
Oggi ci terrei a soffermarmi sull’esempio di Giacomo Leopardi, ricercatore instancabile di felicità e bellezza. Lo sappiamo tutti, la vita tolse all’autore molte possibilità, e nonostante tutto lui reagì con leggerezza e passione. Un’esistenza difficile segnata dalla sua condizione fisica, ma che lo sprona ad uno slancio rivitalizzante che manifesta in due modi: il primo la biblioteca paterna; egli passa ore e giorni sui libri, peggiorando il suo fisico, curvo e cupo direbbero alcuni, costantemente in cerca di felicità e sollievo. Dopo momenti di crisi, matti e disperatissimi, tempo trascorso nello studio, si accultura, cresce, impara e scopre, ma comprende che la gioia non si nasconde negli anfratti delle righe di libro. Il segreto era nella condizione reale concreta.
E allora arriva il secondo modo: si lascia sorprendere dal mondo che lo circondava. La realtà che nello Zibaldone diceva che era il suo divertimento: passeggiare nella notte, contando le stelle, il fiorire della primavera nel 17. Un pulpito di emozioni, a lui vicino, che lo condusse a scrivere “Voglio diventare poeta” all’intellettuale Pietro Giordani.
Come può la poesia di Leopardi aiutare noi, nella nostra vita di ogni giorno?
La risposta sarebbero le passioni e per scovare queste ultime si necessita una sufficiente consapevolezza di ciò che noi amiamo e odiamo fare. Leopardi lo dice all’interno dello Zibaldone: per trovare una grande passione è fondamentale la conoscenza di sé stessi. Senza questa, saremmo perduti nel flusso degli eventi che viviamo, come dei senza mente parassitati. Di seguito il passo:
“Tutto è o può esser contento di sé stesso, eccetto l’uomo, il che mostra che la sua esistenza non si limita a questo mondo, come quella dell’altre cose.”
Che sia la passione per l’arte, la letteratura, la scienza, la matematica o qualsiasi disciplina, coltivare un sapere ci farà sentire meglio. Sapere cosa ci fa sentire bene e cosa ci sprona a voler vivere pienamente è il primo passo verso la migliore versione di noi stessi, nonché la sapienza. È pur vero che non si può essere tuttologi, seppur approfondire argomenti e temi, anche poco comuni, ci aiuterà direttamente e indirettamente. Sapere è potere del resto, no? Qualsiasi attività può ristorare il nostro animo e questo Leopardi lo sapeva bene. A questo proposito lui cita l’attività della lettura:
“Un buon libro è un compagno che ci fa passare dei momenti felici.”
Come sappiamo, più diventiamo cultori di un’arte, più conosciamo e impariamo, più sarà facile annoiarci. Questo accade perché gli stimoli che ci investono non saranno abbastanza soddisfacenti per il grado di piacere e sapienza che raggiungeremo.
“Soltanto gli esseri intelligenti provano noia.”
E ancora:
“La noia è la più sterile delle passioni umane. Com’ella è figlia della nullità, così è madre del nulla: giacché non solo è sterile per sé, ma rende tale tutto ciò a cui si mesce o avvicina.”
Con questi passi, possiamo tradurre, a mio parere, le parole di Leopardi come un amuleto salvifico per le condizioni contemporanee: la noia e la disillusione di una realtà che sembra non appartenerci. Leopardi scriveva poesie perché aveva bisogno di rispondere ai grandi quesiti della vita e aiutare con la bellezza le sensazioni che avrebbero attraversato il tempo. La noia guida la curiosità, ma anche i pensieri più profondi. Se in questo momento ci sentiamo demoralizzati da tutto quello che accade nel mondo, da ciò che avviene nel piccolo della nostra vita, ricordiamo che è un fenomeno del tutto naturale. L’importante è ricordare che noia e amarezza sono emozioni passeggere come tutte le altre. Concludo l’articolo collegandomi anche alla Divina Commedia, alle parole di Odisseo nell’Inferno:
“Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.”