L’Italia è oggi una Repubblica e lo è fieramente, dalla scelta compiuta nel 1946 ad oggi. Ma le origini repubblicane indipendenti dell’Italia sono più lontane, distanti circa un secolo: origini che riguardano una pagina fondamentale della nostra storia, spesso dimenticata (e non casualmente, capirete il motivo più avanti). Si tratta della Repubblica romana, un minuscolo stato indipendente esistito solo per pochi mesi all’interno di quello che era l’allora, in grave crisi, Stato pontificio.
Essa nacque in seguito ai moti rivoluzionari europei del 1848 e prese il potere in una Roma ormai disertata dal papa, in preda al caos più turbolento; fu qui che le personalità più importanti del Risorgimento italiano si incontrarono e combatterono alacremente per un sogno millenario chiamato Italia unita. Per noi oggi può sembrare qualcosa di banale, ma in quanti hanno dato la vita coraggiosamente per questa causa? Tra questi vi fu un giovanissimo morto sul campo di battaglia dal nome Goffredo Mameli. Un centinaio di anni dopo “Il canto degli italiani”, da lui scritto e fatto musicare da Michele Novaro solo due anni prima di trovare la fine, come saprete diverrà l’inno nazionale della Repubblica italiana.
Tra i protagonisti di questa breve ma significativa esperienza spiccano Mazzini e Garibaldi, che non necessitano alcuna presentazione. Essi vi contribuirono sotto l’aspetto politico e militare. Purtroppo solo uno tra loro due riuscirà a contribuire attivamente all’Unità d’Italia che avverrà non molto tempo dopo, purtroppo, però, sotto l’effige monarchica ed espansionistica dei Savoia. Ma questa è un’altra storia, che magari affronteremo in futuro…
Tornando alla RR, essa nacque ispirata dai principi di laicità e libertà derivati dalle rivoluzioni della fine del secolo precedente, combinati con i moti romantici che inneggiavano al patriottismo ed all’indipendenza nazionale. Il risultato di queste spinte differenti ma convogliate in un’unica direzione fu la creazione di una Costituzione unica nel suo genere che, per chi vorrà andarla a leggere, appare straordinariamente moderna ancora oggi per l’equità che avrebbe potuto garantire e per le spinte ideali a cui essa faceva riferimento. Un peccato che questa nuova e vibrante esperienza fosse destinata ad essere stroncata prestissimo dalle armi francesi, non dissimilmente da quella ben più celebre della Comune di Parigi.
E così il papa Pio IX riprese il controllo della Città Eterna, sebbene il suo potere temporale fosse ormai destinato a durare per molto poco.
Tuttavia ci pensò poi il concordato fatto con il fascismo qualche decennio dopo a garantire che l’Italia non fosse mai de jure e de facto uno stato laico. E, a tutt’oggi, non lo è a causa delle pesantissime ingerenze vaticane che non hanno mai realmente smesso di farsi sentire…però almeno siamo un Paese sovrano, no? Sulla carta lo siamo, in realtà ci sarebbe da discutere anche al riguardo di ciò prima o poi, perché la questione è più complessa di quanto possa sembrare.
In ogni caso, una menzione speciale va alle tante donne volontarie che lottarono come leonesse in quei pochi e tragici mesi al fianco degli uomini della Repubblica. Arrangiandosi oltre il possibile e non tremando nemmeno davanti alla fine imminente, dettero una lezione di coraggio e forza da cui anche l’attuale femminismo avrebbe molto da imparare: queste eroine salvarono vite in maniera impavida, perché credevano davvero nella bontà dei loro ideali.
E quanto sarebbe bello se quegli ideali di fraternità, inclusione, sovranità trovassero maggiore applicazione nell’Italia di oggi – stritolata tra le solite contraddizioni interne ed uno scenario geopolitico che si fa sempre più complesso. Forse uno stato come quello che in molti sognavano allora non può esistere davvero, forse la realpolitik e la natura umana più in generale si autoimpongono necessariamente.
Tuttavia avere un modello ideale a cui fare riferimento può essere il modo migliore per non perdere eccessivamente di vista la retta via. E continuare a credere in un mondo migliore.