Mar. Set 17th, 2024
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Tra i film capolavoro di sempre che sono rimasti nella leggenda va sicuramente annoverato “Metropolis”, il film del 1927 del grandissimo regista tedesco Fritz Lang – massimo rappresentante della corrente dell’espressionismo tedesco a livello cinematografico.

METROPOLIS: UN FILM GRANDIOSO – Un film muto, e questo potrebbe suscitare delle perplessità in particolare nel pubblico più giovane che forse un film muto non lo ha mai realmente visto se non magari alcuni brevi spezzoni. Ma in verità va detto che già Pirandello dubitava del fatto che il cinema senza sonoro potesse avere un futuro all’altezza o addirittura superiore a quello del teatro.
Eppure Metropolis rientra a pieno in quella lista di pellicole nelle quali, in qualche maniera, la mancanza delle voci degli attori unita alla colonna sonora eccezionale ed onnipresente di Gottfried Huppertz contribuiscono ad aggiungere un fascino senza tempo ad un’opera di valore immensamente attuale ancora oggi.

Attuale non solo a livello tecnico, con degli effetti speciali “analogici” strabilianti che si possono apprezzare in particolare nelle versioni rimasterizzate del film e che riescono pur con gli ormai quasi cent’anni sulle spalle ad apparire futuristici e grandiosi, ma soprattutto nel messaggio che ci lascia attraverso la sua trama ed i suoi personaggi.
Non è mia intenzione qui narrare per intero gli accadimenti in quanto non vorrei rovinare la prima visione a chi eventualmente dopo questo articolo decidesse di scoprire questa perla del cinema. Vi basterà dunque sapere che Metropolis è una storia che potrebbe essere ambientata in un qualunque Paese moderno industrializzato e che affronta temi come la lotta tra classi, l’alienazione dell’uomo, la manipolazione del potere nei confronti delle masse, le storture inevitabili del progressismo esasperato.

UN FILM PRECONIZZATORE DEI NOSTRI TEMPI – Questo lo faceva appunto un secolo fa, ma quanto realmente da allora è cambiato? O per meglio dire, quanto è peggiorato? È una domanda doverosa da porsi in quanto il lascito di Lang appare oggi più che mai profetico nel raccontare la possibile (anzi, probabile) degenerazione di una società che, smarriti determinati valori secolari, si trova gettata nel calderone di una produttività distopica fine a se stessa, di un mondo dove l’1% possiede la grande maggioranza della ricchezza globale; di un’umanità disumanizzata che diviene facilmente controllabile attraverso la distrazione, la sessualizzazione spinta oltre ogni limite, la retorica in malafede atta a rivolgere le istanze del popolo contro se stesso.

È una storia dunque anche di corruzione della purezza che si dipana attraverso la vicenda della protagonista femminile Maria, nome non casuale in un’opera colma di simbolismi antichi che ritroviamo ancora oggi ampiamente utilizzati a livello mediatico e nella cultura popolare: un qualcosa che nasce a scopo di denuncia può divenire anche perversamente una guida all’uso su come sottomettere le masse? Anche questo va contemplato, nel mondo in cui viviamo.

La cosa certa di nostra conoscenza è che il regista allora fu costretto ad appiccicare sulla sua creatura un finale conciliante che potesse rendere meno minaccioso il messaggio complessivo, e che pochi anni dopo fu costretto a migrare via dalla Germania per non dover diventare uno strumento nelle mani della macchina nazionalsocialista.

Ecco allora dove risiede il valore della vera arte – risiede nel coraggio di raccontare la realtà per com’è senza lenti filtranti e nel rendersi in questo modo universale, classica, adatta ad ogni tempo a differenza della propaganda che svolge il suo compito per un periodo limitato di tempo e cade poi fatalmente nell’oblio della vergogna e della dimenticanza.
Per questo Metropolis val la pena di vederlo ed apprezzarlo ancora oggi, come val la pena di leggere Omero o di ascoltare Bach, perché attraverso la conoscenza delle opere d’arte possiamo riprendere in mano quel filo conduttore che dall’alba dei tempi ci caratterizza in quanto umanità e possiamo riuscire a trovare le chiavi per un futuro che sia migliore non solo in senso limitatamente materialistico, ma nel senso di una società più giusta in cui il divario tra élite e popolo non divenga ogni giorno sempre più abissale.

di Francesco Merico

Scrivo di Filosofia, Storia, Arte, Politica, Sport, Attualità. Mi sta a cuore il futuro del mio Territorio, del Meridione e della nostra povera Patria.

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