Gio. Set 12th, 2024
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“Meglio regnare all’inferno che servire in Paradiso”
John Milton, Paradiso Perduto

Se dicessi Lucifero tutti penserebbero automaticamente al più bello tra gli Angeli, colui che macchiatosi di hybris verso il proprio Creatore, venne scaraventato assieme ai sostenitori della rivolta, nelle viscere della Terra.
Se poi vi dicessi Satana, allora l’immagine diverrebbe più specifica: creatura umanoide con corna; ali di pipistrello, coda biforcuta e zampe caprine. Il Grande Nemico, il Tentatore.
Quello che non si sa, o meglio che pochi sanno è che non sono la stessa cosa.

Lucifero viene dalla parola latina Lux Ferre, ossia “Portatore di Luce” ed era una divinità latina, come molte, benigna e associata alla luce del giorno e all’Aurora. In Grecia e Asia Minore figure di dei e dee portatori e portatrici di luce erano molto comuni. Pensiamo ad esempio ad Apollo, uno dei suoi epiteti era Phosphoros, “Colui che porta la Luce”. Ancora in Mesopotamia e Persia abbiamo Inanna e Ishtar, dee dispensatrici della luce e portatrici della stessa.
Il pianeta Venere, detto anche Astro del mattino per la possibilità di essere visto fino al sorgere dell’alba, era associato a queste divinità e più tardi venne assimilato a Lucifero, che acquisì lo stesso epiteto del pianeta.

Satana invece verrebbe dall’ebraico Satàn, dall’arabo Saytan che letteralmente significa l’Avversario, il Nemico appunto. Frutto questo tanto di appropriazioni culturali da parte dei pubblicisti della Bibbia. Ad esempio viene creata l’iconografia della creatura con ali e corna e piedi caprini prendendola direttamente dal dio Pan, dispensatore di Caos che si contrapponeva alla Legge e all’Ordine.
Come numerose figure mitologiche già esistenti in precedenza, il Cristianesimo assorbì anche questa, definendola negativa e maligna, perché laddove c’era Caos non potevano esserci Legge, Ordine e Bene. Tre concetti tanto cari a moltissime religioni, in particolare a quelle abramitiche, che hanno fatto e fanno del controllo e dell’ordine la loro ragione di vita.
Appropriazione culturale quindi, fatta per necessità politiche, ma anche ignoranza ed errori di traduzione, il primo a commettere quest’errore fu san Girolamo che tradusse male dal greco al latino un verso, nella Vulgata concependo appunto Lucifero come astro del mattino, angelo caduto, quando nel testo originale era riferito alla caduta di re Nabuconosor II.

Nel medioevo le cose non vanno meglio, proprio basandosi su tutte queste concezioni Satana e Lucifero sono praticamente considerati la stessa cosa. È l’angelo ribelle e allo stesso tempo il serpente tentatore che convinse Adamo ed Eva a mangiare il frutto della conoscenza. Siamo in un’epoca in cui il Diavolo e il Male sono presenti ovunque, si respira inferno nella quotidianità e si urla alla fine dei tempi imminente. Si vedono ovunque i segni dell’Anticristo, figura emblematica che sarebbe l’antitesi di ogni bene e che stando sempre ai cristiani, distruggerà il mondo.
L’Umanesimo e il Rinascimento, con le loro traduzioni ai testi classici e l’apertura ad uno studio non più esclusivamente teologico, se da un lato accrescono la cultura e la conoscenza, riscoprendo testi che si pensavano perduti, dall’altro aumentano questa concezione del diabolico catalogando, descrivendo e addirittura insegnando le differenze e le abilità dei demoni, che vanno distinti dai diavoli.

Entrano in scena il Patto e il Sabba, due elementi su cui la letteratura scriverà molto e che anche qui saranno frutto di manipolazioni (e in alcuni casi invenzioni) da parte della società ecclesiastica. La Riforma e la Controriforma soprattutto saranno ossessionati da questi due concetti.
Il primo, ben descritto in testi quali il Malleus Maleficarum (Martello delle Streghe) prevede un contratto vincolante con una entità, non necessariamente il Diavolo vanno bene anche uno dei suoi scagnozzi, dove il richiedente cede la propria anima, calpesta la croce e rifiuta i sacramenti, in cambio di poteri, conoscenze o ricchezze.


Il secondo elemento invece è molto più complesso e rimanda alla Caccia Notturna, detta anche Caccia Selvaggia o appunto Infernale. Un elemento folkloristico dell’Europa Centrale e del Nord in cui si riteneva che un corteo fatto di anime e spettri che al chiaro di luna, cavalcassero nei cieli.
Nella letteratura cristiana è il ritrovo per eccellenza delle streghe che, trovandosi nei pressi di un fuoco o un albero sacro (le streghe di Benevento), danzano assieme al Diavolo compiendo atti osceni.
Come ha dimostrato Carlo Ginzburg, ne “I Benandanti” e “Storia Notturna”, il Sabba era un elemento antico che ha radici nella mitologia pagana, tanto classica quanto celtica, germana e norrena. Religioni in cui la divisione tra bene e male non era così netta e i demoni giudaico cattolici non erano nemmeno concepiti. La Chiesa anche in questo caso assorbì l’elemento, trasformandolo in negativo e pericoloso.

Se notiamo ad essere protagoniste sono sempre le donne, colpevoli di essere deboli e facilmente tentate dal Diavolo, creature (per la teologia cristiana) impure e pericolose e per questo cacciate e torturate con maggior foga dai misogini in abiti talari.

Il Secolo dei Lumi cercherà di razionalizzare il terrore e la presenza del Diavolo, ritenendo questo un mero elemento di ignoranza e superstizione, tuttavia nel XIX secolo e poi per tutto il XX, con la rinascita spirituale e il desiderio di scoprire e capire l’invisibile e soprattutto la perdita della propria dimensione umana, il Portatore di Luce riappare, ma questa volta con un aspetto più fedele alla propria essenza.
Egli diviene Conoscenza, Libertà, Potere e Indipendenza.
Tanto nelle filosofie che nella cultura popolare, il Diavolo ha assunto una presenza fondamentale.
Pensiamo tra tanti ad Aleister Crowley, esoterista inglese che cercò di dimostrare come Lucifero e non Satana fosse una figura di Luce.
Sul finire degli anni 60, San Francisco divenne il centro del culto satanista, da non confondere con il culto Luciferino che appunto ancora oggi si batte per essere riconosciuto come un culto per nulla malvagio.

Al Pacino nel monologo finale de “L‘Avvocato del Diavolo” afferma: “Chi sano di mente negherebbe che li ventesimo secolo è stato interamente mio?”, tanto che papa Paolo VI ricorse in un famoso angelus domenicale del 1972 ai ripari descrivendo la presenza e la pericolosità nei tempi moderni.
Musica, cinema, letteratura, giochi; il Diavolo è stato ridimensionato e reso più umano, perché è quella parte oscura di noi, che ci costringe a guardare in faccia l’Abisso che si cela nel nostro inconscio, senza fuggire da quegli impulsi e passioni ancestrali che contraddistinguono ogni essere umano.
Negarle o combatterle, significa soffrire e reprimersi. Affrontarle, riconoscendole e accettandole, significa invece dominarle ed essere liberi.

di Francesco Lacava

Francesco Lacava è nato a Taranto il 6 gennaio 1981. Laureato in Scienze Politiche all'università di Siena. Ha collaborato come recensionista e podcaster in riviste specializzate. Scrittore e Sceneggiatore di fumetti, si occupa di Miti e Leggende. Ha pubblicato 'Ultima Thule' podcast di antropologia e ha il vizio di non stare mai fermo intellettualmente

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