Mar. Set 17th, 2024
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Immaginiamo di essere a bordo di un vascello o di un piroscafo. Viaggiatori muniti di taccuini e dell’immancabile Baedeker. Siamo al culmine del nostro viaggio, durato molti mesi. Abbiamo visitato molte città, le più grandi d’Europa e adesso, stiamo per giungere alla meta. È l’alba, e il capitano, un uomo che ha solcato i mari più pericolosi e che mostra sul volto bruciato i nodi e le insidie attraversate, ci dice che se vogliamo assistere ad uno spettacolo senza precedenti, dobbiamo salire sul ponte, perché Stambul è ormai vicina.

La prima cosa che notiamo attorno a noi è una nebbia densa e lattiginosa che avvolge completamente la nostra imbarcazione. Si ode solo lo sciabordio dell’acqua sulla nave, qualcuno sussurra che abbiamo appena doppiato la Propontide e ci accingiamo ad entrare nel Mar di Marmara. Il silenzio poi viene interrotto dal suono di un piccolo motore in avvicinamento, dalle voci confuse che parlano turco che ci affiancano e ci superano. Sono i caicchi, le piccole imbarcazioni così tanto in voga da queste parti, tuttavia non vediamo nulla, perché la nebbia è ancora troppo fitta. Eppure i pescatori e i naviganti turchi procedono come se ci vedessero, sembrano quasi scortarci verso il Corno d’Oro, la leggendaria fessura (l’insenatura è lunga 11 km) che divide Costantinopoli in due: da un lato Bisanzio l’orientale e dall’altra Galata Pera l’europea.
Poi si apre un sipario, la nebbia si dipana ed ecco davanti a noi comparire la Città delle Città. La prima cosa che i nostri occhi scorgono è la scintillante cupola di Santa Sofia, (Hagia Sophia) con i suoi minareti a circondarla, la luce la fa brillare come fosse fatta di oro e intorno ad essa la città che si stende, ammantata di cipressi e di minareti.
Ci appaiono poi le possenti mura, la doppia cinta di mattoni e pietre (nello stile bizantino appunto), inframmezzati da torri di guardia. 19 500 metri che circondano la città e che digradano verso il mare, sul lato del Bosforo. Bisanzio. Costantinopoli la Grande. La Nuova Roma. La Città delle Città. Istanbul. Questi sono stati alcuni dei nomi che hanno caratterizzato un Impero millenario.

Secondo Manuele Crisolora, il grande umanista e diplomatico il cui merito fu lo studio della grecità in Europa all’alba dell’Umanesimo, alla base dell’Impero bizantino vi è la fusione delle due più grandi civiltà d’Occidente: quella greca e quella romana, che hanno dato vita ad una sintesi (in stile hegeliano) durata un millennio (476-1453).
Secondo Ostrogorsky, il noto storico russo della storia bizantina, tre sono le sorgenti da cui Bisanzio è sgorgata: la struttura romana dello Stato, la cultura greca e la fede cristiana.

Gli imperi sono come organismi viventi e come tali nascono, crescono e poi muoiono. La morte dell’Impero bizantino fu un evento dovuto a diverse cause, come le malattie d’altronde: le meccaniche dei rituali e della burocrazia troppo farraginose e antiquate, fatte di gesti lunghi e estenuanti.
La disattenzione dell’Occidente: quando Bisanzio chiedeva aiuto gli imperi e i regni centrali erano troppo occupati a difendere sé stessi e i propri confini per ascoltare le suppliche di un impero che magari non avevano neanche visto e di cui non si sentivano parte.

Quando nel 1453 Mehmet II entrò trionfale a cavallo a Santa Sofia, secondo la leggenda, fu folgorato dalla sua imponente bellezza, tanto da restare senza parole di fronte alla maestosità dell’edificio. Il Sovrano dell’Universo, secondo il suo cronista Tursun Beg, era ossessionato da Costantinopoli ben prima di espugnarla. Racconta infatti che il Sultano era talmente affascinato dalla città da vederne il miraggio sulla superficie del proprio calice alla stregua delle immagini delle sue innumerevoli amanti, alle quali prometteva la città in dono.

Mehmet II è solo uno dei tanti (conquistatori, viaggiatori, amanti e poeti) che sono stati stregati dalla città millenaria. Nel corso dei secoli, infatti, molti sono quelli che ne sono rimasti colpiti, ammaliati, catturati da essa: Melville, Twain, Baratta, De Amicis, La Corbusier sono alcuni di loro, i quali hanno lasciato impressioni ed esperienze interessanti sulla loro permanenza nella grande città. Per loro l’arrivo nella città è stata un’esperienza tra il mito, la realtà e il sogno.

Ma esistono anche testimonianze che non decantano e non esaltano la città, Chateaubriand ad esempio definì Costantinopoli “capitale del popolo di barbari” in cui sorgono monumenti antichi senza alcun rapporto con gli uomini.

I luoghi su cui sorge Costantinopoli sono stati visitati dai Fenici i quali fondarono un emporio a Calcedonia (Kadikoy), sulla riva asiatica. Contemporaneamente, sulla riva europea erano giunti i Traci, stabilitisi su antichi insediamenti neolitici sopra il Corno d’Oro.
Secondo Strabone, nel 658 a.C., una colonia di cittadini provenienti da Megara consultò l’oracolo di Apollo a Delfi, il cui responso fu di fondare una città sul lato opposto rispetto a quello in cui si stabilirono i Fenici. Così vennero condotti da Byzas (mitico sovrano figlio di Poseidone) nei pressi della futura città e l’eroe si rese conto che i Fenici, i quali avevano fondato una colonia sulla riva asiatica, erano stati cechi, perché non si erano accorti della posizione ottimale della riva opposta. Questa fu la dimostrazione che l’oracolo aveva ragione, e così fondarono Byzantion.

Le vicende della basilica sembrano essere un susseguirsi di eventi altalenanti: una prima chiesa esisteva già, ed era stata eretta da Costanzo II intorno al 360, ma venne distrutta per essere ricostruita in seguito alla celebre rivolta di Nika. Ricostruita nel 404, venne distrutta completamente in un incendio. Fu Giustiniano a voler ricostruire la basilica esprimendo il desiderio di creare una chiesa «Come mai dai tempi di Adamo si era vista, né mai si vedrà.». Il progetto fu affidato a due celebri architetti e matematici, di cui si ricordano ancora i nomi Artemio da Tralle e Isidoro da Mileto.
Iniziò tutto con l’espropriazione dei terreni dove sarebbe sorto il tempio, poi vennero fatti venire materiali preziosi da tutte le contrade dell’impero, vennero saccheggiati i templi pagani per adornare la casa della Santa Saggezza. L’inaugurazione avvenne il 27 Dicembre del 537, ma crollò nuovamente per problemi strutturali sull’immensa cupola. La grandezza e la magniloquenza dell’edificio fu proverbiale per tutti coloro che la visitarono, i quali ne rimasero sconvolti dalla bellezza e dalla sua grandezza.

Le leggende e le storie sulla chiesa si sprecano. La più famosa racconta che Giustiniano, alla sua inaugurazione, posato il piede sulla decorazione che indicava l’onfalo dell’impero bizantino, esclamò: «Salomone ti ho superato!»

In seguito alla caduta di Costantinopoli e alla conquista ottomana (1453) la basilica venne convertita in moschea, come tante altre chiese della città, e l’accesso ai giaurri (infedeli) venne proibito, salvo rare eccezioni a coloro che riuscivano a procurarsi un firmano o a corrompere i guardiani. Tale rimase fino alla nascita dello Stato turco, quando l’edificio venne trasformato in Museo Nazionale.

di Francesco Lacava

Francesco Lacava è nato a Taranto il 6 gennaio 1981. Laureato in Scienze Politiche all'università di Siena. Ha collaborato come recensionista e podcaster in riviste specializzate. Scrittore e Sceneggiatore di fumetti, si occupa di Miti e Leggende. Ha pubblicato 'Ultima Thule' podcast di antropologia e ha il vizio di non stare mai fermo intellettualmente

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