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Nettare e Ambrosia: il cibo degli dèi

di Mattia Carlucci Giu23,2024 #Mitologia
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Nella mitologia greca quando sentiamo nominare il nettare e l’ambrosia si sa che ci si riferisce al cibo prediletto degli dèi dell’Olimpo. La loro natura risulta essere ancora oggi un mistero irrisolto, seppure diverse fonti narrano alcuni loro utilizzi. Ma cosa sono nello specifico?

L’Ambrosia è il cibo effettivo servito nei piatti e/o vassoi: nei banchetti dell’Antica Grecia non mancavano mai carne di allevamento, pane, verdure, ortaggi, olive e frutta fresca. Come bevande si presentavano brocche d’acqua naturale e vino rosso. La logica di base era la soddisfazione dell’atto di nutrirsi, attraverso ciò che la Terra donava dai raccolti e dai pascoli. La condivisione era alla base: si condividevano tavolate intere anche con vagabondi e stranieri, cercando sempre di rispettare la legge dell’ospitalità. Quando parliamo però delle pietanze divine nello specifico il discorso cambia.

A causa delle poche fonti disponibili, si tende spesso a confondere il nettare e l’ambrosia come un unicum, attestato dal fatto che spesso si parla di liquidi e solidi in maniera confusa all’interno dei miti.

Ambrosia dal greco significa “senza” (a-) e “mortale” (brotos), pertanto sarebbe “qualcosa di non mortale”. D’altro canto, Nettare, latinizzato nel 1600, significa “un liquido floreale dal sapore dolce”. La loro produzione e conservazione era speciale e riservata ai soli abitanti del Monte Olimpo. Non si hanno tracce di ambrosia e nettare né nel regno degli Abissi di Poseidone e nemmeno nelle lande più remote della Terra di Ade. Tali leccornie venivano servite esclusivamente da Ganimede, principe di Troia rapito da Zeus e divenuto in seguito una costellazione, e prim’ancora da Ebe, figlia di Era e Zeus. I mortali, per credenze comuni, immaginavano che banchetti a base di nettare e ambrosia potesse renderli immortali come gli dèi.

Ciò è testimoniato dal mito di Tantalo, che, pensando di diventare alla pari dei suoi progenitori divini, tentava di rubare il cibo servito alla tavola divina, ma tale immaginario viene anche smentito dal racconto che vede Atena sfamare i Greci nascosti da giorni nel Cavallo di Troia, che invece restano dei semplici mortali. Questo tipo di cibo venne anche utilizzato da Zeus durante la liberazione dei Ciclopi e degli Ecatonchiri dal Tartaro, durante la Titanomachia. Insomma, non è ben chiaro cosa siano in grado di fare queste pietanze, ma di certo dovevano possedere un sapore dolce e delle proprietà chimiche ristorative.

Probabilmente l’ambrosia allora doveva essere miele. È pur vero che anche la descrizione del nettare è facile ricondurla al miele. I Greci infatti adoravano il sapore del miele accanto a formaggi, pane e olive, gusto sopravvissuto sino ai giorni nostri. Indizio aggiuntivo è la leggenda sul sangue degli dèi, che al contrario del rosso scarlatto dei mortali, risultava essere di un colorito dorato, simile al miele. Da non dimenticare che Zeus venne allattato dalla capra Amaltea con latte e miele, e molti critici sostengono che tale miele fosse in realtà ambrosia. Il problema alla base è che nonostante del nettare si dica che sia dolce, dunque forse miele, spesso tale descrizione corrisponde all’ambrosia, dove questa può essere designata come bevanda alcolica simile al vino.

A creare maggior confusione è la descrizione dell’ambrosia come una specie di “olio” che rallenta il processo di putrefazione. Viene utilizzata inizialmente da Teti per ricoprire il corpo del piccolo Achille, prima che esso venga immerso nel fiume Stige, rendendolo invulnerabile, e da egli stesso durante la pulizia del corpo di Patroclo, prima che il cadavere venga riposto nella pira funeraria. Lo stesso procedimento si sussegue per il corpo di Sarpedonte, ucciso da Patroclo nell’Iliade.

Da non dimenticare come l’ambrosia venga usata nell’Inno ad Afrodite di Omero. Si riporta di seguito una parte in inglese:

“…there the Graces bathed her and anointed her with ambrosian oil such as is rubbed on deathless gods, divinely sweet, and made fragrant for her sake.”

Comprendiamo dunque che debba trattarsi anche di un olio profumato che abbia degli infusi benefici sulla pelle umana.

Traendo infine le conclusioni, nell’Antica Grecia con i termini “Ambrosia” e “Nettare” si individuavano pietanze agrodolci, oppure degli oli essenziali commestibile, con cui i Greci banchettavano in giorni di festa, confondendo di frequente le sostanze liquide e solide in un’unica unità, pur separandole invece in terminologie.

By Mattia Carlucci

Sono uno studente del DAMS di Lecce e ho la grande passione per le civiltà antiche. Scrivo articoli per Metasud su diverse storie mitologiche, aneddoti storici ed interviste a giovani ragazzi del Sud. Gestisco anche un canale Youtube chiamato "La Landa del Sole" dove parlo di giochi di ruolo e mondi fantasy. Credo fermamente nel progetto editoriale e spero che il mio amore per la scrittura sia un valido alleato alla causa.

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