Gio. Set 19th, 2024

Il Lauro, mito e leggenda del Sud Italia

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Nella tradizione meridionale un posto significativo è occupato dalla leggenda del Lauro, una creatura magica e controversa, che incarna paure e speranze, nel tentativo di interpretare con la facoltà dell’immaginazione, la tragicità dell’esistenza.

Il folklore è l’espressione più profonda della cultura di un popolo, principio esegetico del mistero della vita, racconto per accompagnare i bambini nelle braccia di Morfeo ed antidoto per esorcizzare le paure nascoste. Tra le più antiche e popolari, tipiche della tradizione ionico-salentina, troviamo quella del “Lauro”, un folletto dispettoso, a tratti malefico, che vive nelle case e insidia con giochetti di varia natura i suoi inquilini, indossa dei pantaloni verdi e un cappello rosso.
Il nome “Lauru”, potrebbe derivare da “Lari”, divinità della tradizione romana, insieme a Vesta e ai Penati, spiriti protettori della casa e del focolare, adorati nell’intimità delle proprie abitazioni, all’interno delle quali era spesso presente una piccola nicchia contenente delle statuette di terracotta che li rappresentavano. Sulla credenza del Lauro, pare molto diffusa in tempi più lontani, non ci sono molte testimonianze scritte, ma era molto diffusa nella tradizione orale, quando non c’erano forme di intrattenimento mediatico che facessero da sottofondo nelle lunghe sere di un inverno antico, per cui i nonni raccontavano la leggenda alla luce del fuoco del camino domestico.

LE IMPRESE DEL LAURO – Tante le versioni sulle imprese del Lauro, tra le più celebri gli si attribuiva la causa di rumori molesti, della scomparsa improvvisa di oggetti, responsabile di “tirar i capelli’ e ‘solleticare’ i piedi durante la notte, forse per spaventare i bambini e coloro che avevano problemi di coscienza. La versione più inquietante lo vede saltare di notte sulla pancia delle persone mentre dormono, cercando di svegliarli bruscamente e di proporgli una contrattazione, scegliere tra pentole e denaro. Coloro che avessero scelto le pentole avrebbero ricevuto soldi, mentre coloro che avessero preferito il denaro avrebbero ricevuto coperchi per pentole, solo dopo aver preso e restituito al Lauro il cappello rosso, condizione indispensabile per siglare l’accordo.

IL TERRORE NOTTURNO – La leggenda racconta che se si lotta durante la notte con uno di loro, si può ottenere qualsiasi cosa, soprattutto se si riesce ad impadronirsi del suo cappello rosso, dotato di poteri magici. Probabilmente, uno dei tentativi di interpretazione del disturbo notturno da parte di questo folletto spiritello, potrebbe attribuirsi alla necessità di spiegare, attraverso il mito, il tanto temuto pavor nocturnus (terrore notturno), un disturbo non patologico del sonno, molto comune soprattutto nei bambini, che si manifesta con un parziale risveglio, generalmente accompagnato da grida, agitazione, tachicardia e sudorazione. In una società tradizionale, in gran parte analfabeta e contadina, le spiegazioni degli aspetti dell’esistenza, che apparivano addirittura irrazionali, trovavano espressione nella funzione teoretica e a tratti consolatoria del mito e del racconto tribale.

LA DIMORA DEL LAURO – La dimora preferita del Lauro resta però la stalla, alcune versioni lo vedono come spirito protettore degli animali, soprattutto dei cavalli, si narra infatti che fosse capace in poche ore di intrecciare le code dei cavalli con grande maestria, come solo una creatura magica può farlo. Altre versioni lo temono, in quanto capace di far ingrassare o deperire gli animali della fattoria, di impedire alle galline di fare le uova, oppure di far cagliare il latte. Tra i timori, le paure, la semplicità delle società del passato, in cui fonte di sostentamento indispensabile per l’uomo erano la terra e gli animali, il Lauro incarna l’ineluttabilità del vivere e la necessità di superare le paure traslandole nei racconti del terrore, incarnando in maniera quasi inconsapevole lo spirito consolatorio e trasversale della letteratura popolare.
Al Lauro, a seconda del luogo di origine, vengono attribuiti diversi nomi, a Lecce aveva il nome di Laurieddhu o Lauru, nel Nord Salento prendeva il nome di Uru, nel Sud Salento, infine, si chiamava sovente Monacieddhru, Municieddhru o Scazzamureddhru.

TRA RAZIONALITA’ E IMMAGINAZIONE – Fate, elfi, divinità, spiriti maligni, streghe e maghi rappresentano i prodotti di una facoltà tipicamente umana, spesso relegata ad un rango inferiore rispetto alla tanto onorata razionalità, ovvero la facoltà dell’Immaginazione, in assenza della quale la visone della vita sarebbe asettica. Grazie ad essa possiamo sublimare le paure, innalzarci al sogno per superare le delusioni e creare dei prodotti della mente che consolano e danno speranza nelle situazione più difficili.
Attenti al Lauro, proprio stanotte potrebbe proporvi una sfida. Scegliete bene!

di Annachiara Borsci

Annachiara Borsci è docente di Filosofia e Storia al Liceo "Moscati" di Grottaglie (TA). Dopo la Laurea in Filosofia, conseguita all'Unisalento di Lecce nel 2004, ha proseguito gli studi conseguendo nel 2009 il Dottorato di ricerca in discipline storico- filosofiche presso la stessa Università di Lecce sul pensiero di Hannah Arendt dal titolo "Il problema del male e la rifondazione della politica".

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