Gio. Nov 21st, 2024
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Uno dei più antichi miti cinesi narra come tanto tempo fa, prima che l’uomo apparisse sulla terra,
nel creato vi erano solo gli animali e le piante. Gli dei adoravano quei paesaggi e quella naturale
armonia. Una delle loro meraviglie era il Fiume Giallo, il secondo fiume più lungo della Cina, che
nel corso della storia avrà un ruolo fondamentale. In esso, vivevano banchi di pesci diversi che
nuotavano in assoluta giocondità.

In particolare, un banco di carpe colorate spiccava alla vista degli dei: queste erano sempre di buon umore e vivaci. Un giorno, l’ombra di un falco si gettò nel fondale del fiume e venne notata da una delle carpe. Immediatamente, una delle carpe nuotò verso l’alto perché era davvero curiosa di sapere cosa fosse quell’entità, dato che non immaginava esserci un altro mondo oltre la superficie acquosa. Per la prima volta nella sua vita, aveva deciso di nuotare in quelle torbide acque con l’intento di uscire dal suo mondo che conosceva ormai a memoria. Una volta messa la testa fuori dall’acqua, non poteva credere a ciò che vedeva. Il sole raggiante, i suoni e i rumori delle fronde degli alberi, il vento, uccelli che volavano per i cieli e le tumultuose montagne, svettanti in altezze e dimensioni.

Dopo essersi ripresa dallo stupore, la sua vista si aguzzò e si posò su una montagna in particolare, da cui dirompeva a gran forza un’enorme cascata. Incuriosita da cosa avrebbe potuto vedere dalla cima di quella cascata, la carpa tornò dal suo gruppo e dalla sua famiglia e propose loro di iniziare un viaggio verso quella meta elevatissima. Le altre carpe, ispirate dalla loro amica, accettarono a pieno coraggio. Il viaggio fu burrascoso e non mancarono ostacoli: correnti violente, animali predatori e rocce appuntite.

Dopo tutte queste difficoltà, purtroppo, solo tre carpe riuscirono ad arrivare sane e salve ai piedi della cascata. La sfida più ardua iniziava ora. Per diversi lunghi anni, le carpe tentarono di risalire la corrente della cascata per arrivare alla montagna, ma venivano ripetutamente respinte e riportate ai piedi della cascata. A peggiorare la situazione, diversi demoni, abitatori dei fianchi della cascata, cominciarono col tempo a notare la cosa, e in seguito a deridere i pesci e a lanciare loro pezzi di legno o sassi.

Dopo 100 anni di vani tentativi, rimase in vita solo una carpa, proprio colei che aveva visto il mondo per la prima volta. Però, a seguito dei numerosi sforzi, delle peripezie e delle durissime fatiche, la carpa aveva cambiato aspetto: il suo corpo ora era allungato, simile a quello di un serpente e la sua testa era leggermente incurvata. Nemmeno i demoni ormai osavano più infastidire la carpa, in quanto presi dal terrore che la carpa potesse fare loro qualcosa.

Alla fine, dopo uno spiccato salto, la carpa raggiunse la cima della cascata. Un simile gesto sbalordì gli dei, che decisero di premiare la devota carpa. Il loro dono fu quello di trasformare il pesciolino in un potente e mastodontico drago d’oro, che da allora, poté vivere libero nel cielo e godersi la sua vita
viaggiando ovunque volesse.

Il mito cinese è celebre poiché il messaggio che vuole far passare dimostra che noi, proprio come la
carpa, possiamo con perseveranza e disciplina superare i nostri limiti e raggiungere i nostri obiettivi di vita.

di Mattia Carlucci

Sono uno studente di Storia dell'Arte di Lecce, con laurea al DAMS e ho la grande passione per le civiltà antiche. Scrivo articoli per Metasud su diverse storie mitologiche, aneddoti storici ed interviste a giovani ragazzi del Sud. Gestisco anche un canale Youtube chiamato "La Landa del Sole" dove parlo di giochi di ruolo e mondi fantasy. Credo fermamente nel progetto editoriale e spero che il mio amore per la scrittura sia un valido alleato alla causa.

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