Anche se meno conosciuto di altre figure mitiche come l’unicorno o il drago, l’ippogrifo occupa un posto importante nei bestiari della mitologia europea.
La parola ippogrifo deriva dal greco hippos, cavallo, e dal latino grifus, grifone. Di solito, l’ippogrifo è raffigurato con la parte anteriore di un grifone, con la testa e le ali di un’aquila e con il corpo e il dorso di un cavallo. In genere, la dieta di questa creatura consisteva in piccoli mammiferi e roditori, come marmotte e furetti, oppure insetti e uccelli. Non mancano, però, storie dalle connotazioni più oscure nelle quali si narra che gli ippogrifi rapissero uomini, donne e anziani e li portassero nelle loro tane, divorandoli interi o concedendoli come pasto ai cuccioli.
Nella realtà dei fatti i bestiari più antichi non citano testualmente questi macabri accadimenti, piuttosto raccontano dei ruoli sociali dell’ippogrifo come la cavalcatura e la sua naturale neutralità comportamentale, nel senso che come essere vivente non tende né alla bontà, né alla malvagità.
Il ruolo più importante dell’ippogrifo nella letteratura medievale è il suo legame con cavalieri ed eroi, in viaggio verso missioni e crociate. Queste maestose creature aeree venivano spesso montate dai cavalieri nelle loro missioni, incarnando la fusione tra potenza terrena e abilità aerea. Senonché, il suo carattere protettivo risultava inestimabile per i guerrieri che decidevano di addomesticarne uno, considerandoli in seguito come fidati destrieri e compagni di avventure. L’ippogrifo più famoso è quello che compare nell’Orlando Furioso, il cui nome è Rubicano, noto anche come “il cavallo senza peso”.
Ma oltre alle storie cavalleresche, esso è anche raffigurato come guardiano di mondi magici dimenticati e tesori preziosissimi. Diverse storie lo considerano come una creatura rara alla quale solo gli uomini di grande dignità, onore e saggezza possono avvicinarvisi senza incorrere nella sua ira.
Si consideri anche come nel Medioevo vi fosse un alto tasso di interesse per l’aldilà, soprattutto per via della presenza del cristianesimo. Si trattava di un immaginario che era contemporaneamente un desiderio e un’aspirazione. Ebbene, in quanto fusione tra un animale terreno, l’equino, e un animale volante, il rapace, l’ippogrifo era portatore degli ideali di raggiungibilità e irraggiungibilità. Il connubio perfetto che anticamente riportava al paradiso terrestre pensato dagli uomini medievali.
Insomma, l’ippogrifo era un mostro animalino con una grande fortuna storico-narrativa di tutto rispetto.