Colei che detiene le chiavi del Cosmo. La Signora della notte, Patrona della magia e dei crocicchi, questi i suoi epiteti.
Ecate è una dea temuta, amata e rispettata. Viene rappresentata con tre volti femminili su un corpo singolo o su tre corpi completi, che reggono una torcia, un sistro ed una trottola, simboli magici. In alcuni casi veniva confusa con Artemide e Selene, altre due divinità femminili che hanno un collegamento con la luna. L’asteroide, infatti, ha sempre ricoperto un posto speciale nella tradizione e nella mitologia, tanto che la stessa Ecate viene raffigurata con una delle fasi lunari, in particolare quella calante, la più oscura e misteriosa.
Circa la sua origine esistono diverse versioni: per Esiodo sarebbe la figlia di Asteria, sorella di Latona. Nell’opera “Teogonia”, il poeta afferma che la dea avrebbe ricevuto da Zeus il dono supremo non solo di viaggiare tra i mondi, ma anche quello di esaudire le richieste e i desideri degli esseri umani.
In una tradizione tardo ellenica, invece, Ecate sarebbe la figlia di Zeus stesso ed Hera. In altri studi invece si parla di una dea ctonia (cioè del mondo del sottosuolo) sorta in età antichissima in Asia minore, figlia della Notte.
Quale sia la sua natura, Ecate è ben più articolata e misteriosa di una prima analisi, tanto da farla temere da tutti gli dèi dell’Olimpo.
Inizialmente il culto di Ecate era legato ai cicli lunari ed era positivo, solo successivamente venne relegato in ambito oscuro. La società patriarcale non vedeva di buon occhio il suo potere, troppo nelle mani di una donna, e così si assistette, già in epoca paleo cristiana, ad una trasformazione del culto che assunse contorni negativi. La magia femminile ha permeato tutto il matriarcato, le antiche Dee erano maghe, ai tempi dei Romani ancora lo erano Diana ed Iside, ma tutto in segreto, perché al patriarcato non piaceva.
La chiesa fece il resto. Basti pensare che le sacerdotesse di Diana Caria, che danzavano attorno al noce sacro, e che avevano un santuario presso il fiume Sabato, divennero streghe che svolgevano il sabba diabolico sotto il noce di Benevento.
Da allora Ecate rappresenta tutto ciò che è oscuro e nascosto, ombre e fantasmi sono al suo seguito, assieme ai cani e, per scongiurare le ire del suo corteo, in epoca tardo romana, venivano lasciate generose offerte di cibo, specialmente l’ultimo giorno del mese.
Le sue figlie sono le Empuse, creature d’ombra, terribili e spaventose, portatrici di follia in coloro che si macchiano di qualche colpa.
Suoi domini sono i crocicchi. Luoghi da sempre carichi di significati magici perché sanciscono scelte, sono densi di energie, ma soprattutto sono passaggi. Statue ed edicole votive erano frequentemente messe agli incroci, come protezione. È singolare notare come adesso nelle stesse edicole ci siano icone femminili della Vergine, in una sostituzione adottata dal cristianesimo, in quasi tutti gli affari religiosi.
Al pari di Giano (altra antica e misteriosa divinità che era detto “Guardiano della Soglia”) anche Ecate sorveglia i passaggi, viene detta infatti psicopompa, abilità che permette alla dea di viaggiare tra i vari mondi (quello dei vivi e dei morti) .
È lei, infatti, che avverte Demetra del destino di sua figlia Persefone, quando viene rapita da Ade e condotta da lui nel regno dei morti. Si intristisce per la sorte infelice e crudele della giovane e sarà colei che la accompagnerà (con la torcia alla mano) ogni sei mesi nel passaggio tra a realtà e l’aldilà.
Il suo culto era molto diffuso e, sebbene la maggioranza delle sacerdotesse fossero di sesso femminili, esistono tracce di sacerdoti di sesso maschile che officiavano i riti in suo onore. Vari sono i templi sparsi: Delo, Selinunte in Sicilia e in Campania, dove esisteva addirittura un bosco sacro nei pressi del lago Averno (dove si diceva si trovasse l’entrata degli Inferi), a lei era consacrata la Sibilla di Cuma che le permetteva di oracolare su quanti si recavano da lei. Ancora, ad Ecate sono legate le due grandi maghe della tradizione classica: Circe e Medea. Secondo una tradizione sarebbero addirittura figlie dirette della Dea, come anche le 3 Grazie e le Muse che inizialmente erano 3, poi divenute 9.
Sull’origine del nome ci sono molte teorie: alcuni studi la fanno risalire alla parola Hekate-bolòs “Colei che colpisce da lontano” corrispettivo femminile di Hekatòn, un epiteto riferito ad Apollo. Altri ancora la farebbero risalire alla parola “cento” in relazione ai multiformi aspetti che la Dea può assumere. In un’altra tradizione ancora Ecate deriverebbe da Ekat, una dea egiziana dalla testa di rana che sovrintende alla nascita, vita e rinascita in un ciclo vitale che non ha mai fine. In alcuni templi è stata infatti trovata una statua di Ecate con la testa di rana, sebbene nella mitologia greco-romana non ci fosse l’usanza di rappresentare gli dei e le dee con fattezze zoomorfe.
Quale che sia l’origine, la sua figura resta tra le più affascinanti e ancora adesso è venerata in molti culti neo-pagani. Come molte figure femminili mitologiche, Ecate incarna un archetipo estremamente forte, che ha i caratteri dell’indipendenza, la forza, la saggezza e soprattutto la conoscenza e il potere. Elementi che in mano ad una donna hanno da sempre spaventato, proprio per questo motivo la Dea è stata confinata esclusivamente al lato oscuro, preferendo invece concentrarsi su figure divine femminili caratterizzate da elementi quali la purezza, l’innocenza e soprattutto la sottomissione alla volontà maschile.