Gio. Set 19th, 2024

Intervista a Riccardo Riccardi, autore del libro “Le impavide del Sud”

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Metasud (M): Buon pomeriggio a tutti cari amici di Metasud, oggi siamo qui ad intervistare lo scrittore, saggista, giornalista, nonché profondo studioso degli aspetti meno noti del Sud Italia. Buon pomeriggio a lei Riccardo Riccardi, grazie per aver accettato l’invito dalla nostra rivista digitale Metasud.

Riccardo Riccardi (R): Sono onorato di dare un contributo alla storia del Mezzogiorno d’Italia.

(M): Noi abbiamo pensato a lei in quanto, essendo Metasud uno spazio meridionalista, non potevamo registrare il nostro podcast senza prima fare una chiacchierata insieme intorno al suo ultimo libro che è stato pubblicato l’anno scorso, in estate. Il titolo è “Le impavide del Sud” che è praticamente omaggio alle donne del Mezzogiorno. Lei con questo libro ha radunato per ciascuna regione del Sud, partendo dalla Campania, le maggiori figure femminili che hanno tracciato la storia del Mezzogiorno, dal Medioevo fino al secolo scorso.
Ci racconti cosa ha significato per lei questo lungo lavoro di ricerca grazie al quale ha riscattato le donne del Sud troppo spesso schiacciate da questo oscurantismo storico, da questa narrazione storica sempre declinata in maniera persistente al maschile. Cosa è stato per lei questa ricerca?

(R): Tutto è partito da quando ho iniziato a fare ricerca con il mio primo lavoro “I Pomarici”, che era una dinastia materana, napoletana, pescarese. All’interno di questa famiglia così antica meridionale, ho ritrovato personaggi femminili inediti che la storia non aveva mai evidenziato e tracciato.
Attraverso le indagini che ho fatto all’interno di questa famiglia, son venute fuori molte donne inedite, o almeno poco note, come la Teodolina Pomarici, che è stata la prima Musa di Gabriele D’Annunzio, che aveva radici materane, però nacque a Pescara.
Teodolinda Pomarici è stata la prima rappresentante femminile che ha avuto un rapporto epistolare con Gabriele D’Annunzio. Questo mi ha fatto capire, già 25 anni fa, che dovevo indagare meglio su questo versante della storia che aveva dato pochi risultati, che molte indagini erano state tralasciate e non fatte venire fuori come era invece giusto fare.
Nello stesso libro dei Pomarici, ho ritrovato anche una certa Porzia Ulmo, la prima materana che nel 1713 viene meno ai capitoli matrimoniali. Era un personaggio femminile molto importante perché, a quei tempi, venire meno ai capitoli matrimoniali significava trasgredire le regole allora in voga.
Invece, la donna ha avuto coraggio e determinazione perché aveva il desiderio di sposarsi con un uomo che avrebbe amato. Per questo motivo ella non gradiva il suo matrimonio e venne meno ai capitoli matrimoniali.
Pertanto, devo dire che da quel momento ho capito che in seguito avrei fatto questa indagine ulteriore per fare venire fuori personaggi femminili che hanno tracciato la storia del nostro Mezzogiorno ed hanno anticipato aspetti che poi sono diventati più noti verso la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 con le istanze femministe. In realtà molte donne, già a partire dal Medioevo, hanno scardinato i principi più importanti che riguardano la propria personalità, tanto da ambire ad aspetti sociali, economici e professionali che hanno dato frutto a una storia cristallizzata in questo libro da cui emerge quanto siano stati importanti i personaggi femminili nel corso del tempo.

(M): È un libro che colma un vuoto letterario e storico in quanto, a livello di cultura meridiana, mancava un lavoro di ricerca simile.

(R): È stato fatto sempre da donne questo studio di ricerca. Invece il primato di questo libro è da ravvisarsi nel fatto che l’indagine viene svolta da un uomo il quale, con molta determinazione, ha messo insieme personaggi che veramente hanno determinato un percorso della storia, del nostro Mezzogiorno così sempre un po’ emarginato, e che invece deve essere considerato prioritario.

(M): Sono davvero tante le donne che lei ha narrato. Ognuna di queste, seppure di diversa estrazione sociale, era calata all’interno di un contesto marcatamente patriarcale. Ma nonostante le diverse difficoltà, queste donne sono riuscite ad emergere. Per esempio, è il caso del primo medico donna salernitana della storia, Trotula de Ruggiero.

(R): Siamo orgogliosi, noi tutti meridionali, di aver avuto già al tempo del feudalesimo, al tempo dei Normanni, una donna che esercitava la professione del medico, all’interno della scuola salernitana. Lei faceva il mestiere della ginecologa, non dell’ostetrica. Ha scritto libri, era una donna fortemente determinata a svolgere il ruolo del medico, cosa non semplice in un contesto patriarcale come quello. Però lei è stata impavida, coraggiosa, ha avuto la forza di essere più forte dell’oscurantismo ed è riuscita ad emergere.
Devo dire che è una delle figure più belle che ho riportato nel libro. Ma non è la sola, tanto è vero che abbiamo altri primati importanti, come quello della Pugliese Giustina Rocca di Trani, la prima Avvocatessa donna. A fine ‘400, Giustina veniva pagata tanto quanto i suoi colleghi uomini. È straordinario come Giustina sia potuta emergere in quel contesto prettamente maschilista anche lì. Invece, è riuscita a farsi strada alla grande e dobbiamo esserne orgogliosi in quanto è la storia di una donna che riguarda la Terra di Puglia.
Si è trattato di un primato importante, tanto che Giustina è stata fonte di ispirazione della Porzia di Belmonte del “Mercante di Venezia” di William Shakespeare. Giustina Rocca è un personaggio internazionale, mondiale, straordinariamente nostro. Siamo fieri di aver avuto un personaggio femminile di così rilevanza.

(M): Ne siamo fieri, come anche per le eroine partenopee del 1799 le quali, animate da grandi ideali di libertà, sono andate incontro dignitosamente alla forca. Ricordiamo Eleonora Pimentel de Fonseca che lei ha sapientemente raccontato. Era una donna vorace, assetata di cultura.

(R): Era una donna modernissima per aver avuto la capacità di venire meno al suo matrimonio, perché aveva un marito violento dal quale lei chiese di separarsi. Questo la rende ancora più determinata nel suo ruolo di donna professionista, femminista, già a quei tempi. Ella appoggiò gli ideali di libertà che la Rivoluzione francese aveva impresso e che lei poi portò con molta determinazione al successo. Un successo che, purtroppo, fu di breve durata perché la Rivoluzione venne meno e lei fu portata alla forca. Devo dire che si tratta di un personaggio unico, insieme alla sua amica e collega Luisa Sanfelice che si fece strenua portatrice dei diritti e delle istanze femministe, a quei tempi.

Non bisogna dimenticare, tra le patriote, la Pugliese Antonietta De Pace. Nel 1860, dopo aver lottato per tutti i valori femministi e politici legati all’Unità d’Italia, ella entrò a Napoli insieme a Giuseppe Garibaldi avvolta in una bandiera. Pertanto, devo dire che fu una donna così moderna e così vicina agli ideali della patria.

E pensare che le donne abbiano sempre un ruolo marginale non è veritiero, perché proprio con queste donne ci rendiamo conto del contrario. E di queste donne ce ne sono state tante, esse meritano di essere indagate e riportate alla luce. Perché io spero che questo libro sia solo l’inizio per proseguire ulteriori indagini al fine di far emergere la storia di altre donne che hanno cambiato la storia di questo Paese, non solo del Meridione. Mettere a fuoco questa logica è importante, perché tali personaggi sono dell’intero Paese, è solo marginale il fatto che li possiamo identificare nel nostro Mezzogiorno, perché dobbiamo essere consapevoli che parliamo del nostro bel Paese.

(M): Siamo sicuri che questo lavoro di ricerca continuerà per ritrovare e raccontare di altre figure femminili fondamentali. Ricordiamo anche Chiarina Genchi, la compagna giovinazzese di Felice Garibaldi.      

(R): Ci tengo molto a questo lavoro da me svolto, prima di tutto perché io ho scritto un libro sul fratello dell’eroe dei Due Mondi. Felice Garibaldi ha lavorato nel barese, a Bitonto, per venti anni nel comparto oleario. È stato un uomo che ha dato la modernità all’olio, all’ulivo in quanto, con i nuovi macchinari che provenivano dalla Francia, dette all’olio pugliese la buona qualità.

Felice Garibaldi dapprima fu governante e poi compagno della sua domestica Chiarina Genchi la quale è stata una donna straordinaria perché in quei tempi, nel momento in cui Felice e Chiarina dovettero andare via da Bitonto (perché Felice aveva problemi di salute), la donna, seppur non maritata, seguì il suo compagno nonostante le regole sociali dell’epoca, dimostrando grande coraggio. Ella dapprima lo seguì a Napoli e dopo si trasferì con lui a Nizza, insediandosi in un ambiente sociale diverso da quello delle patriote delle quali abbiamo parlato precedentemente. Ella dimostrò grande coraggio, determinazione e senso della modernità, con molto anticipo.

(M): Lei, nel capitolo dedicato a Chiarina Genchi, ha scritto: “Per Chiarina, donna particolarmente moderna per quei tempi, significava sbarazzarsi della vecchia condizione femminile per traghettare verso una mentalità nuova in cui l’amore, e non la classe sociale di appartenenza, suggellasse un rapporto d’unione solido”.

Un’ultima domanda, si tratta di una riflessione personale. Alla luce della ricerca che ha condotto, lei ha inevitabilmente adesso uno sguardo lungimirante, è in grado di tracciare un parallelismo tra la condizione della donna, di ieri e di oggi. Secondo lei è possibile scorgere oggi una certa inettitudine all’interno della nostra società? Quasi come se ci fosse un disinteresse rispetto alla battaglia per la conquista della parità di genere. Si è perso un po’ di quel temperamento coraggioso, combattivo delle donne di un tempo?

(R): No, c’è sempre tanto coraggio nelle donne rispetto a quelli che sono i valori per il raggiungimento di una parità di genere che attualmente ancora non c’è. Io veramente mi sono accorto di questa discriminazione di genere, cosa che non pensavo che nel 2024 ci fosse ancora. Invece, mi sono reso conto, proprio in occasione dell’uscita del libro, di una serie di atteggiamenti che sono venuti fuori da parte degli uomini e delle istituzioni, quasi come se essi non vogliano accettare questa parità di genere.

Devo dire che la cosa mi ha un po’ prima sorpreso, ma poi mi sono reso conto che è come se fosse innato nella consuetudine e nel temperamento di tutti gli uomini questa tendenza alla discriminazione. Una discriminazione che sarà molto difficile da superare, io penso che ci vorranno molti secoli, non solo dal punto di vista nostro, meridionale, ma altresì da un punto di vista internazionale. Le prospettive di raggiungimento di una parità lavorativa di genere e di retribuzioni eque sono molto lontane, in quanto ci sono degli ostacoli, tra i quali si annoverano leggi che sono davvero molto medievali. Oggi noi avremmo dovuto già risolvere la questione, c’è ancora molto da fare.

Mi auguro che la riflessione su queste donne del Mezzogiorno dia spunto ad ulteriori vantaggi per una parità di genere che il sociale merita.

(M): Noi di Metasud ci uniamo al suo auspicio, nella speranza che questo lavoro di ricerca possa aiutare a promuovere e a migliorare la condizione delle donne.

(R): Io ci ho messo del mio e devo dire che i riscontri, dal punto di vista anche mediatico, ci sono. Il libro è un grande successo e lo porto in giro per tutto il Paese, il prossimo 12 aprile sarò a Pescara, al Museo D’Annunzio, per presentare la Teodolinda Pomarici (la musa di D’Annunzio) che ho accennato all’inizio, e per parlare di tutte le donne del Mezzogiorno d’Italia.

(M): Invitiamo chi ci ascolta a leggere il libro per chi volesse approfondire lo studio di queste figure femminili troppo spesso dimenticate.

di Maria Lucia Tocci

Studiosa del diritto. Attivista per la pace e per i diritti civili.

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